Spazi urbani senza nome «Pescate tra le donne»
La presidente della Cpo: «Per superare gli stereotipi di genere ancora radicati»
Strade, giardini, aree verdi e piazze: la presidente della Commissione provinciale pari opportunità ha scritto ai Comuni chiedendo di dedicare tali spazi anche a figure femminili, per aiutare a superare stereotipi ancora radicati.
TRENTO «A Trento 24 giardini e parchi sono in cerca di nome: trovare 12 figure femminili cui dedicare questi spazi urbani non è difficile, basta volerlo». La prima riflessione è affidata a un post su Facebook: a corredo, l’immagine del Corriere del Trentino del 3 settembre che dava conto del dibattito in seno alla commissione toponomastica di Palazzo Thun. Ora la presidente della Commissione provinciale pari opportunità tra donna e uomo Simonetta Fedrizzi ha scritto al sindaco del capoluogo e a tutti i Comuni trentini chiedendo di «porre attenzione alla toponomastica femminile».
Non è la prima volta, del resto. Già nel 2012 alle amministrazioni locali era pervenuto un elenco di nomi e biografie. Donne trentine: Bianca Laura Saibante Vannetti, unica donna a fondare l’Accademia roveretana degli Agiati, Francesca Alberti Luti, scrittrice, la storica Bice Rizzi, l’attrice Edda Albertini. Ma anche donne italiane, come Ada Negri, poetessa, scrittrice e insegnante o Rose Montmasson Crispi, una delle poche partecipanti femminili alla spedizione dei Mille. Ancora, sportive quali Mary Varale (alpinista amica di Tita Piaz) o la prima italiana alle Olimpiadi di Anversa nel 1920, la tennista Rosetta Gagliardi. «L’anno scorso, in occasione dell’ 8 marzo, avevamo mandato una nota simile chiedendo delle intitolazioni alle madri costituenti e alle donne vittime di violenza» aggiunge Fedrizzi.
«I nomi delle strade, delle piazze e degli altri luoghi delle nostre città e paesi contribuiscono a creare la nostra cultura e la nostra identità di popolo — si legge nella missiva che la presidente ha indirizzato agli organismi municipali — le diverse scelte riguardo la titolazione dei nostri spazi urbani indirizzano e qualificano i percorsi che contribuiscono a definire la cultura in cui la nostra comunità si riconosce e quindi si tratta di un processo soggetto a costante revisione e cambiamento».
La sollecitazione è alla «ricostruzione di una storiografia più equa e bilanciata», che aiuti «il processo di superamento degli stereotipi di genere ancora radicati»: «Giocare, passeggiare, stare insieme in un viale o giardino che ricordi che nel nostro paese hanno operato con successo uomini, ma anche donne, di valore — conclude Fedrizzi — aiuterà a sviluppare una maggiore consapevolezza del ventaglio di ruoli professionali o sociali che le donne possono assumere al pari degli uomini».