Vite: soluzioni per resistere alla siccità
La ricerca di Winegraft ha prodotto i portainnesti «M»: -30% di acqua Lunelli: «Investire sulla sostenibilità ambientale produce profitti»
TRENTO Se la siccità e la drammatica carenza di riserve d’acqua nei terreni — in una delle estati più calde degli ultimi 150 anni — completata da gelate primaverili e grandine, ha decimato la produzione enologica locale, italiana ed europea, ci pensa la ricerca scientifica a trovare la soluzione: nuovi portainnesti che resistono agli stress idrici e riducono, in media, del 30% i consumi di acqua. Sono i «portainnesti M», frutto del progetto di ricerca dell’università di Milano coordinato dal luminare trentino Attilio Scienza, supportato dalle imprese vitivinicole riunite in Winegraft, realtà fondata da grandi nomi del vino italiano — Cantine Ferrari, Zonin, Banfi Società Agricola, Armani Albino, Cantina Due Palme, Claudio Quarta Vignaiolo, Bertani Domains, Nettuno Castellare, Cantine Sette Soli — e presieduta dal Marcello Lunelli, vicepresidente di Cantine Ferrari.
Insieme a Fondazione di Venezia e Bioverde Trentino (azienda di supporto tecnico per la vigna), Winegraft ha l’obiettivo di sostenere lo sviluppo della ricerca sulla nuova generazione di portainnesti «M» per la vite, mettendo a disposizione un capitale di circa mezzo milione di euro e avvalendosi anche dello spin-off IpadLab, società specializzata nel campo della fito-diagnostica leader a livello internazionale. I primi risultati della sperimentazione avviata da alcune aziende in varie regioni italiane, tra cui anche Cantine Ferrari, hanno portato a scoprire un’eccezionale capacità di resistenza allo stress idrico degli «M» e un consumo nell’intero ciclo vegetativo minore del 2530% rispetto ai portainnesti tradizionali. «Il primato nella water footprint dei portainnesti “M” — spiega Lunelli — rappresenterà una svolta per la viticoltura internazionale e testimonia efficacemente quanto stiamo sostenendo da tempo: investire in sostenibilità ambientale produce effetti positivi diretti anche nella sostenibilità economica delle imprese». I portainnesti «M» saranno una rivoluzione per la vitivinicoltura italiana e mondiale, assicura Scienza: «Il processo di riscaldamento globale sposterà gradualmente nei prossimi trent’anni la viticoltura mondiale verso le zone più fresche del pianeta. In Italia assisteremo alla migrazione dei vigneti dalle zone costiere verso le aree collinari, che presenteranno maggiore disponibilità di acqua. I portainnesti “M” saranno indispensabili per accompagnare questo percorso e abituare i viticoltori al cambio di regime idrico, permettendo di mantenere la produzione viticola nelle aree che subiranno gli effetti maggiori del cambiamento climatico».
E dai laboratori dell’università di Milano, grazie al «ponte» tra ricerca e mercato attivato da Winegraft, i portainnesti «M» arrivano sul mercato: nei prossimi mesi Vivai Cooperativi Rauscedo — che moltiplica e commercializza in esclusiva mondiale gli «M» — renderà disponibili per la seconda campagna di impianto oltre 200mila barbatelle «anti-siccità» di vari vitigni.