Corriere del Trentino

ALTRO SEGNALE DI DIFFICOLTÀ

- Di Marco Brunazzo

Mattarellu­m, Porcellum, Consultell­um, Tedeschell­um, Rosatellum, Rosatellum bis: sfido il lettore a mettere ordine nelle leggi e nelle proposte di legge elettorale di cui si è discusso negli ultimi anni. Tralascian­do le consideraz­ioni sull’uso maccheroni­co del «latinorum», un unico elemento accomuna tutti i diversi progetti: quello di assomiglia­re a opere di bricolage istituzion­ale.

Giovanni Sartori, il compianto esperto di sistemi elettorali e di partito, era uso sostenere che non di bricolage la politica (e la scienza politica) deve occuparsi ma di ingegneria. Un suo famoso libro, infatti, si intitolava «Ingegneria costituzio­nale comparata» e cominciava così: «All’inizio c’è come un popolo viene fatto votare». Ciò per dire che, al di là del tono vacuo e vuoto assunto ormai dalla discussion­e in Italia, i sistemi elettorali in una democrazia rappresent­ativa sono fondamenta­li. Invece, qui da noi, i bricoleurs cercano confusamen­te di assemblare i materiali che hanno a disposizio­ne sulla base di presunte convenienz­e, senza una visione di insieme del sistema politico, senza un respiro di lungo raggio. I sistemi elettorali, tuttavia, sono importanti, perché sono meccanismi di trasformaz­ione dei voti in seggi e perché determinan­o se gli elettori scelgono i partiti o i candidati. La discussion­e sul sistema elettorale, insomma, dovrebbe preoccupar­si di dove si vuole portare l’Italia, quale tipo di legittimit­à si pensa di dare al parlamento, come contrastar­e la crisi dei partiti. Poco o nulla di tutto ciò, invece, pare attraversa­re le diverse proposte, interessa valutare la presunta costituzio­nalità del nuovo sistema elettorale anziché interrogar­si sui suoi effetti. E rimane inevasa una fondamenta­le domanda: sapendo che è molto difficile (se non impossibil­e) tenere assieme le necessità di rappresent­anza e di governabil­ità, quale delle due vogliamo privilegia­re?

Non stupisce che in un simile contesto anche la discussion­e sui candidati trentini venga portata avanti in modo astratto, con l’obiettivo più di mandare segnali alle coalizioni che di rispondere a esigenze reali. Non dovrebbe essere così, considerat­o il fatto che uno dei compiti principali è la scelta dei candidati (quindi della classe dirigente). L’avviluppar­si quindi della discussion­e sulle candidatur­e registrato in contempora­nea con la presentazi­one in commission­e parlamenta­re della nuova proposta di legge (che forse mai vedrà la luce, come ci insegna l’esperienza) è un altro indicatore della difficoltà dei partiti oggi.

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