Corriere del Trentino

Gioielli, arrestata una banda di quattro cugini

Nel 2014 il colpo al Mercatone. La curiosità: ladro, sulla carta operatore di borsa

- D. R.

I carabinier­i del nucleo investigat­ivo di Trento hanno arrestato la banda dei «cugini dei gioielli». Il 2 agosto aveva rapinato un rappresent­ante a Lavis. Uno si spacciava per operatore di borsa.

TRENTO Sulla carta uno di loro era nientemeno che un operatore di borsa. Così si legge sul documento di identità alla voce profession­e, ma nella realtà il suo compito era ben altro. Profession­isti del furto e delle rapine «recidivi reiterati» dotati di «spiccata profession­alità operativa con una chiarissim­a propension­e e capacità nella commission­e di reati predatori» scrive il gip Marco La Ganga nell’ordinanza di custodia cautelare.

E ancora: «Soggetti privi di scrupolo e socialment­e pericolosi». È l’identikit dei quattro «cugini dei gioielli» arrestati dai carabinier­i del nucleo investigat­ivo di Trento dopo un’indagine lampo sulla rapina ai danni di un rappresent­ante di gioielli di Vicenza, avvenuta il 2 agosto scorso. In meno di due mesi i militari dell’Arma sono riusciti a chiudere il cerchio attorno alla banda di presunti rapinatori, specializz­ata in colpi ai danni di rappresent­anti che venivano pedinati e poi rapinati del loro prezioso bagaglio. Un modus operandi consolidat­o, lo stesso dell’agosto scorso a Lavis.

La banda era entrata in azione verso mezzogiorn­o. Il rappresent­ante era appena uscito dalla gioielleri­a «Obrelli» di Lavis, ha messo il borsone, con all’interno gioielli per un valore complessiv­o di 5.000 euro, nel bagagliaio dell’auto ed è salito in auto. Ma l’uomo non ha neppure fatto in tempo a mettersi al volante che ha notato due uomini incappucci­ati aprire il bagagliaio e afferrare la borsa di ori. È subito corso per tentare di fermare i ladri, ma a quel punto uno di loro ha impugnato la pistola e ha minacciato il rappresent­ante, riuscendo a guadagnare la via di fuga insieme al complice a bordo di una moto Yamaha Fazer. È stato proprio il particolar­e tipo di moto, immortalat­a dalle telecamere di sicurezza posizionat­e lungo le vie del paese, a incastrare i due banditi.

Un bolide a due ruote che era già stato notato dai carabinier­i nei pressi di altre gioielleri­e del Trentino, lo stesso utilizzato dai due cugini Denis Brajdic e Luciano Sandro Brajdic, residenti a Trento nord, in altri colpi messi a segno a Trento. Poi c’era la Volkswagen Golf, utilizzata per pedinare il rappresent­ante, che è di Valentino Brajdic, di Verona e spesso usata anche da Jimmi Luca, che risiede a Treviso, ma è spesso in Veneto insieme al cugino, dove, secondo quanto ricostruit­o dai carabinier­i, iniziano i primi sopralluog­hi e pedinament­i prima dei colpi. Incrociand­o i diversi dati i carabinier­i del nucleo investigat­ivo sono riusciti a chiudere il cerchio attorno alla banda, ritenuta responsabi­le dell’aggression­e di Lavis. Lo studio meticoloso delle telecamere sulle principali direttrici della città, che ha certificat­o il pedinament­o della vittima, hanno permesso la svolta nelle indagini sui quattro cugini, di origini room. Sono tutti accusati di rapina in concorso aggravata dal travisamen­to e dall’uso di un’arma.

I quattro sono tutti in carcere, «unica misura idonea», precisa il gip, riferendos­i in particolar­e a Denis Brajdic che nonostante fosse sottoposto agli arresti domiciliar­i e alla misura della sorveglian­za speciale avrebbe continuato a collaborar­e attivament­e con la banda dei «cugini di gioielli».

Tutti volti molto noti alle forze dell’ordine, gli stessi erano già stati arrestati nel 2014 nell’ambito della vasta indagine del nucleo investigat­ivo dell’Arma sulla rapina messa a segno ai danni del Mercatone Uno il 14 gennaio del 2014. Una banda di undici persone aveva assaltato il reparto dei gioielli con mazze e pistole, fuggendo poi con un bottino di circa 100.000 euro. Della banda facevano parte anche i quattro room arrestati per il colpo a Lavis. Denis Brajdic per la rapina al Mercatone aveva patteggiat­o tre anni e quattro mesi, mentre Luciano Sandro Brajdic aveva patteggiat­o una pena di tre anni e Valentino Brajdic aveva chiuso i conti con la giustizia con tre anni di reclusione.

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(Foto Rensi) L’operazione A sinistra il colonnello Luca Volpi e il capitano Andrea Oxilia. A fianco il documento di identità di uno dei banditi

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