L’AMICIZIA AI TEMPI DEI SOCIAL E IL MEGAFONO DELLE EMOZIONI
« Il vero amico si riconosce per l’affetto, per il comportamento, per le parole e i fatti». Locuzione proverbiale di grande impatto e intensità che indica il valore sacro e strutturalmente rilevante dell’amicizia. Un’enfatizzazione di un legame forte e coeso, che si esplicita nella condivisione di idee, sentimenti e progetti, nella vicinanza emotiva, nella propositiva ed empatica compartecipazione ai dolori e alle gioie dell’altro. Oggi, tuttavia, nell’era del più asettico ed esasperante individualismo, della distanza emotiva, del parlare «verso gli altri» piuttosto che «con gli altri», dell’indifferente e drammatica «dispatia», questa definizione antica risulta anacronistica, proprio perché dichiaratamente altruistica. Comunque non è più un problema. L’era digitalizzata ci viene in soccorso, è in grado di produrre e fabbricare amicizie su misura, come e quando vogliamo e quante ne desideriamo, forse cinquanta, duecento, mille. C’è Facebook, social network all’avanguardia :basta un semplice click per stringere uno «pseudolegame» con chiunque; un’ulteriore cliccata cancella dal tuo profilo amicizie divenute improvvisamente scomode. Sì, nell’era del computer non dobbiamo più nemmeno faticosamente affaccendarci per reperire i nostri amici, per quanto siano virtuali; d’altra parte la superficialità e l’evanescenza dei rapporti umani porta forse a privilegiare relazioni sterili e inconsistenti. Poi la soddisfazione di vedersi qualche «mi piace» o qualche condivisione sul proprio profilo. Negli ultimi mesi, si è aggiunta la possibilità di esprimere emozioni differenti, attraverso l’utilizzo di «faccine» diverse. Questi «compagni d’avventura» sono peraltro sempre sorridenti e pronti ad ascoltarti. C’è poi chi, coraggiosamente, indipendentemente dall’età condivide ogni aspetto della propria vita sui social, dall’acquisto del pane, al selfie senza trucco, fino alle più significative riflessioni esistenziali. Forse è meglio del nulla, nell’era trionfante della più drammatica ed esasperante solitudine. on voglio citarle la vasta letteratura che negli anni si è esercitata nell’analizzare il concetto di amicizia al tempo dei social. Per convinzione non metto mai barriere davanti alle novità, lascio che il tempo faccia il suo corso. Vivo quindi l’era della digitalizzazione cercando di non farmi travolgere, nella consapevolezza che non tutto è male, perché il progresso ci ha fatto crescere. Semmai sono stati gli uomini che non hanno saputo sfruttare al meglio quanto il nuovo ci ha regalato. Concordo con lei che nell’epoca in cui la solitudine fa troppo spesso capolino, anche il mondo dei «mi piace» e delle «faccette» può aiutare a tenere dei legami con la comunità che ci circonda. L’importante però è non appiattirsi su un modello di amicizia unilaterale, «via tablet o via smartphone». Non sta scritto da alcuna parte infatti che il progresso debba fagocitare il concetto di amicizia, la voglia delle persone di tornare a parlarsi guardandosi negli occhi. Siamo noi che determiniamo la nostra esistenza e decidiamo come viverla. Facebook è uno strumento di contatto importante, anche utile, ma non per questo deve diventare a tutti i costi il megafono delle nostre emozioni quotidiane. Sono una ricchezza sempre più rara. Meglio, allora, un click in meno e un contatto vero in più.