Strada della Val d’Ega
Itinerario Il primo tratto fu inaugurato il 9 ottobre 1860 Nel 1896 arrivò quello da passo Costalunga a Vigo di Fassa che diede vita al tragitto che collega due province e tre etnie Storia di un percorso amato anche da Sissi Un diario narra di gallerie,
«Gli ultimi quattro anni dell’imperatrice Elisabeth» questo il titolo del diario della contessa ungherese Irma Sztáray, dama di compagnia dell’Imperatrice Elisabetta d’Austria, redatto in ungherese e poi tradotto in tedesco in francese e anche in lingua italiana.
Questo il brano che riguarda un soggiorno di Elisabetta d’Austria nella nostra regione.
«Anno 1897… Il 29 di agosto lasciammo Ischl. Berzeviczy ed io accompagnammo L’Imperatrice. Questa volta, la nostra meta era il Karersee. A Bozen trascorremmo alcune ore in un albergo vicino alla stazione, poi proseguimmo in vettura. All’inizio il cammino seguiva un corso d’acqua. Qua e là enormi rocce sembravano sbarrare la strada, cosicché avevo l’impressione di leggere su quei massi, per niente allettanti: “Divieto di proseguire oltre”, eppure bisognerà passarci sopra scavalcandoli. Passammo quindi sopra di loro, su una stretta strada che, alle volte si nascondeva in una galleria che li attraversava, alle volte correva così vicina alle rocce da sembrare perdersi in esse. Invano il torrente vociava con furore accanto alla nostra vettura come un cane che abbaia per impedire agli intrusi di entrare. Ci spingemmo sempre più avanti in questo deserto di rocce: una meraviglia, questa strada. Finalmente questo paesaggio pietroso si aprì, sfociammo nella larga vallata e, dopo un tornante strettissimo, la più bella veduta sorse davanti a noi : le Dolomiti! A destra il massiccio del Latemar, a sinistra quello del Rosengarten. Nell’aria rarefatta e azzurra, sembravano sfiorare il cielo, e le loro spaccature penetrate dalla luce intensificavano ancora quest’audace miraggio…».
L’Imperatrice fu avvinta dalle Dolomiti, questi giganti che sembravano ingenuamente servirsi del piccolo Karersee come specchio… E ancora cito: «Il crepuscolo offriva il momento più bello. Non mi è possibile descrivere pienamente l’effetto prodotto sulla Imperatrice quando fissava lo sguardo sulla “barriera rossa” del Rosengarten, mentre le Dolomiti, a poco a poco si tingevano di rosa e poi, quasi prese da un fuoco interiore, si arroventavano e il piccolo lago brillava dei colori dell’arcobaleno». Splendido diario di viaggio. Torno alla Val d’Ega. Oggi la strada della Val d’Ega è ben diversa dall’epoca dell’Imperatrice Sissi. Molti orridi sono stati superati da gallerie, rifatti i ponti. La strada corre accanto all’acqua, ma è diversa, più «tecnica» anche se certo meno fascinosa come documentata da molte fotografie dell’epoca. Nostalgia, forse, ma certamente con questi aggiustamenti si sono risolte molte delle difficoltà di questa percorrenza, fra il resto anche il tempo di percorrenza. Le difficoltà consistono ora nel numero grande di veicoli, specialmente di motociclette che la percorrono. Io, comunque, la amo. È per me come la strada per andare a casa. «Dove andiamo mai? Sempre a casa» scrive Novalis.
La strada della Val d’Ega venne inaugurata il 9 ottobre 1860 e 36 anni dopo, nel 1896, prese forma la sua continuazione, partendo dal passo di Costalunga e raggiungendo la Val di Fassa, dando vita a quella che ancora oggi per tutti è la Grande strada delle Dolomiti. Certo siamo nel 2017, nessun anniversario tondo.
Nel 2010 i tre comuni della Val d’Ega: Cardano, Nova Ponente e Nova Levante hanno festeggiato i centocinquant’anni di questa strada dove passò, in carrozza, l’Imperatrice Elisabeth, detta Sissi. Era, all’epoca, una meraviglia dell’ingegneria stradale. Il progettista fu l’ingegner Schweigkofler. Dal 1896, quando si inaugurò il tratto che dal passo di Costalunga porta a Vigo di Fassa, questa strada fu, e continua ad essere, il cordone ombelicale fra due province e tre etnie. Le province sono quella di Bolzano, alla quale la strada appartiene, e la provincia di Trento che si «apre» al passo di Costalunga per scendere verso la Val di Fassa. Due province dicevo, ma anche tre etnie: quella tedesca, quella ladina e quella italiana. Una strada che dimostra quanto siano labili i confini fra le varie componenti la nostra regione.
Una strada fra le rocce, ma in fondo, una strada costruita su un passaggio d’acqua.
E, sicuramente è stata costruita su un luogo che prende il nome da un corso d’ acqua che «acqua» si chiama. Ega infatti vuol dire acqua in ladino.
Gli idronomi conservano di solito denominazioni antiche in quanto i corsi d’acqua costituivano già in epoca preistorica dei punti di riferimento sicuri, vie di penetrazione all’interno di un territorio, e linee di demarcazione confinaria. Naturalmente a me vengono in mente le figure delle Aguane o Anguane, donne d’acqua e, come l’acqua, fatali, fascinose e fantastiche.
Le leggende sulle Aguane sono legate ai laghi e ai torrenti, ma in special modo, al lago di Carezza con la sua ninfa che sfugge al gigante Latemar che la corteggia al punto che, quando viene rifiutato, getterà nel lago tutto un arcobaleno di pietre preziose e la memoria di questa leggenda è il colore del lago di Carezza al tramonto. Proprio come descritto nel Diario della contessa Irma Sztáray, dama di corte ed accompagnatrice dell’Imperatrice Sissi negli ultimi anni della sua vita, fino alla morte, avvenuta il 10 settembre 1898 a Ginevra.
Il Diario termina con le parole: «Die leblose Kaiserin wurde sofort zurück ans Ufer gebracht, aber der Arzt konnte nur noch den Tod feststellen». (l’Imperatrice esanime fu subito portata a riva, ma il medicò non potè che constatare la sua morte).
Tutte storie che hanno a che fare con l’acqua e i laghi.
Tramonto Il momento più bello, l’imperatrice rapita dal Rosengarten