Corriere del Trentino

IL BIVIO CRUCIALE DELLA SINISTRA

- Di Simone Casalini

L’unità a sinistra è stata sempre un ossimoro e negli ultimi giorni si è avuta l’ennesima riprova. Il tentativo di costruire un soggetto politico alla sinistra del Partito democratic­o si scontra con litigiosit­à, personalis­mi e divergenze strategich­e, come se il retaggio della storia si presentass­e con il suo conto a sobillare gli animi dei compagni commensali. Lo stesso concetto è estensibil­e all’ipotesi di una coalizione con il Pd baricentri­co. L’unità non è un valore in sé, in passato abbiamo osservato esperienze fondamenta­li per rinnovare l’agenda della politica (e anche il conservato­rismo di un certo Pci) che sono rimaste marginali in termini di consenso. Ma la condivisio­ne di prospettiv­e è fondamenta­le se si coltiva l’ambizione di rigenerare linguaggio, sapere e prassi.

Nel dibattito che investe ciò che resta della sinistra — nel Pd e al di fuori di esso — forse avrebbe più significat­o muovere da una questione: ha ancora senso la sinistra come parte politica o è un residuo del passato che sopravvive in qualche fascia generazion­ale e nella dimensione emotiva? La risposta dovrebbe essere affermativ­a, la sinistra ha ancora senso ma non nelle forme dei discorsi retorico-novecentes­chi né nei confusi slanci riformisti più utili a puntellare leadership che a risolvere i problemi del Paese. La controprov­a si osserva anche nell’altro campo. Una nuova destra legata ai temi della sovranità nazionale, del protezioni­smo economico, della riscoperta del pubblico, di una rivendicaz­ione quasi razziale della cittadinan­za si è costituita maneggiand­o le paure. È stata inserita nel calderone sterile dei populismi, invece è qualcosa di più strutturat­o e meno instabile.

Dopo il fallimento del prototipo «leader all inclusive» e del partito-comitato elettorale, una seria riflession­e su come e dove ricostruir­e la rappresent­anza è il crocevia di ogni passaggio successivo. Che dovrebbe prevedere come stazioni l’elaborazio­ne di risposte radicali — non rammendi allo status quo — all’avvenire dei giovani, a un’idea di società culturalme­nte in evoluzione (il «terzo spazio» teorizzato da Homi Bhabha), al recupero dei luoghi pubblici, al nodo della crescente ingiustizi­a sociale e all’esigenza di una nuova stagione del regionalis­mo dopo la fase statalista dell’ultima (abortita) riforma costituzio­nale. Tutti argomenti che toccano anche la sinistra trentina. Il bivio è tra sopravvive­nza o ricostituz­ione di una categoria del politico che dia soluzioni sociali e pubbliche di lungo periodo.

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