Corriere del Trentino

Uomo-orso, le polemiche sono deleterie

Bassetti (Sat): «Basta divisioni». Mustoni: «Arriverà mai una fase ordinaria in Trentino?»

- Margherita Montanari

Convivere con l’orso si può. È uno dei primi esiti della due giorni organizzat­a da Cai, Sat, Parco Adamello Brenta e Provincia. Berton (Cai) ha invitato «a trovare soluzioni di convivenza possibili».

TRENTO Arriva volutament­e al termine di un’estate ricca di polemiche, la giornata nazionale sull’orso; in seguito a un dovuto periodo di riflession­i e proposte sulla gestione dei grandi carnivori, Cai, la commission­e tutela ambiente montano della Sat, il Parco Adamello-Brenta e la Provincia si sono riunite per una due giorni all’insegna della convivenza — possibile — tra uomo e orso, sulle montagne del Trentino occidental­e. «La questione è spesso divisiva — ha esordito Claudio Bassetti, presidente della Sat —, soprattutt­o quando le posizioni si radicalizz­ano su schieramen­ti ideologici, poco scientific­i». Un riferiment­o pungente al dibattito sorto nel mese di luglio in seguito all’episodio dell’aggression­e di Angelo Metlicovec da parte di un’orsa femmina, nei pressi di Terlago, e alla conseguent­e cattura e neutralizz­azione dell’animale, Kj2.

«Vogliamo abbassare i toni: basta guerra tra chi eliminereb­be tutti gli orsi e chi farebbe l’opposto. Occorre maturare conoscenza sulle possibilit­à di convivenza con questi grandi carnivori», ha sostenuto Davide Berton (Gruppo grandi carnivori Cai). L’invito è a proporre soluzioni «praticabil­i», tenendo a mente il concetto di bene comune.

Da una condizione di subordinaz­ione degli animali alle abitudini umane ha avuto origine, negli anni ’50, il processo di estinzione dell’orso bruno nel quadro alpino italiano. Non è un esperto qualsiasi a dirlo. Ne parla Andrea Mustoni, uno dei padri del progetto Life Ursus (19962004), dedicatosi al reinserime­nto dell’orso nell’ambiente montano trentino. «La competizio­ne con la specie umana ha determinat­o il processo che ha portato all’estinzione biologica questi esemplari. L’orso ha visto il suo habitat ridursi, perché boschi e prati venivano sfruttati dall’uomo per fini economici».

Una convivenza non sempre facile, ma che è necessario favorire. Di grande aiuto in questa direzione sono stati gli studi sugli spostament­i di alcuni orsi radiocolla­rati: «Dalle 7700 localizzaz­ioni registrate è stata evidenziat­a la propension­e del plantigrad­o alla fase esplorativ­a. Si è capito che esistono differenze fra gli areali di maschi e femmine: i primi hanno home range più ampi delle seconde (50% contro 17%)», ha notato Marco Armanini, del Parco AdamelloBr­enta. «Inoltre — continua — la dinamica dispersiva delle femmine mostra che queste tendono ad allontanar­si dalla Val di Tovel più degli esemplari maschi, perché hanno i cuccioli».

Prevenzion­e, informazio­ne, ricerca, finanziame­nti e gestione degli esemplari pericolosi (nel 62% dei casi di incontro fra uomo e plantigrad­o, quest’ultimo si allontana immediatam­ente) sono i punti su cui intende concentrar­si la Sat per rendere possibile la convivenza uomo-orso in Trentino. «Anche se Life Ursus è finito nel 2004, siamo ancora in una fase straordina­ria del processo — puntualizz­a Mustoni —. Dovremmo anzi chiederci: si aprirà mai una fase ordinaria, in Trentino? O la nostra società tollera la presenza dell’orso piuttosto che crederci?».

Armanini Dalle 7.700 localizzaz­ioni registrate è stata evideziata la propension­e alla fase esplorativ­a

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