La voce dal cuore «Il volontariato? Malattia buona»
Paolo (Cri): «Dona positività». Giulia (Andromeda): è la seconda famiglia
TRENTO «Un grande ritorno di positività». Paolo, 53 anni, da 25 anni fa il soccorritore, prima alla Croce bianca e poi nella Croce rossa italiana. Come tanti altri, spiega cosa vuol dire prestare il proprio tempo e la propria opera a favore degli altri, quali sono gli impegni e quali le gratificazioni. Assieme a lui sono in 400 a essere coinvolti negli stand della Festa al volo #cambiailvolontariato, promossa da Non Profit Network-Csv a Trento Fiere. Ottanta le realtà rappresentate nella giornata a porte aperte della solidarietà attiva.
«Ho cominciato per caso, nel 1992, per avere un po’ di conoscenza di base nelle materie sanitarie. Non si sa mai». Mentre racconta, Paolo Fermi passeggia per gli stand nella sua divisa rossa assieme alla «collega» Marika Bort. Ormai per lui sono già 25 anni di attività. «L’impegno c’è e varia a seconda di quanto richiedono la famiglia e i bambini. Ma quando entri ti viene voglia di fare sempre di più. Il volontariato è una malattia buona. Dona un grande ritorno in termini di positività». Marika annuisce. Ha 43 anni e da 22 è nella Croce rossa italiana. Infermiera di professione, per Cri è referente provinciale nel progetto sulle manovre salvavita pediatriche. «Svolgiamo attività informativa e promuoviamo incontri ovunque nel territorio provinciale. Il volontariato richiede un impegno ma è bello. Anche quando sei stanco e magari rimarresti a casa sul divano, vai e poi pensi che hai fatto bene. Dà tante soddisfazioni, la gente ti dice grazie. Noi ci crediamo».
Passeggiando tra gli stand si percepiscono la passione, la disponibilità e l’entusiasmo dei tanti volontari delle realtà presenti che animano gli stand. In fondo all’open space spunta la cella di un carcere: è la riproduzione in scala 1 a 1, quattro metri per tre, di un vano della casa circondariale di Montorio (Verona), portata dalla Crvg, la Conferenza regionale volontariato giustizia del Trentino Alto Adige. Entrando, schiacciati tra i 4 letti a castello per altrettanti ospiti, c’è a malapena lo spazio per respirare. Enza Carbone e Alessandra Gianotti, volontarie della Crvg, accompagnano chi vuole provare l’esperienza di entrare mettendosi per un momento nei panni dei detenuti. Enza, poco più che trentenne, ha iniziato cinque anni fa per la Conferenza, che è nata nel 2001 per creare sinergie fra gli enti territoriali che operano nell’ambito penale. Presso la casa circondariale di Trento organizza settimanalmente lo sportello per i familiari. «Ho fatto un tirocinio e lì ho chiesto di far parte dello sportello. Ho cominciato così, incuriosita dal mondo del carcere. Per una cosa o per l’altra ogni settimana vado, cercando di facilitare la genitorialità dei detenuti che hanno solo otto ore a settimana per vedere i figli e sei per i congiunti».
Giulia Pedrotti si occupa di tutt’altro settore. Presidente dello Studio d’arte Andromeda, lavora con i colleghi alle attività organizzate: corsi di illustrazione e disegno per bambini e adulti e eventi culturali, come la rassegna internazionale di satira «Città di Trento», quest’anno dal 21 ottobre al 4 novembre a Torre Mirana a Trento. «Ho iniziato dieci anni fa in occasione di un tirocinio universitario nei Beni culturali, in passato ho fatto la scuola d’arte. Sono un’entusiasta dello Studio Andromeda. È uno spazio di utilità sociale che diventa luogo di aggregazione, spazio d’arte e terapeutico. Talvolta l’impegno è faticoso, ma Andromeda è diventata la mia seconda famiglia».
Beatrice Esposito, 30 anni, da tre anni è volontaria di Nadir, che si occupa di progetti di sviluppo rurale nei Paesi in via di sviluppo. Assieme ingegneri, geologi, tecnici, agronomi aiutano nelle attività in corso in Etiopia, Tanzania, Eritrea, Namibia, Brasile. «Il volontariato è bello — dice la giovane — perché permette di aiutare le persone. E questo regala una gratificazione personale forte».
Enza Opero in carcere cercando di favorire la genitorialità dei detenuti che hanno poche ore