Film archeologico Il pubblico premia la grande Odissea
Il Premio Orsi va a «L’occhio e la pietra» di Labonnelie. La giuria: documentario delizioso
Sono stati nominati ieri i vincitori della ventottesima edizione della rassegna internazionale del Cinema archeologico. Sono saliti sul podio i due filmati che, dopo la settimana dedicata al festival, le giurie e il pubblico hanno valutato come «i più spettacolari, accattivanti e coinvolgenti». Due sono stati i principali premi assegnati: il «Premio città di Rovereto» e il «Premio Paolo Orsi».
In particolare, il «Premio città di Rovereto» è stato assegnato dal pubblico che, votando dal lunedì al venerdì, ha selezionato come documentario più gradito Great Human Odyssey (La grande odissea umana) di Niobe Thompson. Il filmato, di provenienza statunitense, racconta uno «spettacolare viaggio globale» sulle tracce dei nostri antenati preistorici. Il documentario tenta di rispondere ad una semplice domanda: «Come hanno potuto i nostri antenati sopravvivere all’attraversamento del Sahara, alle ere glaciali e alla navigazione verso le isole del Pacifico?». Per rispondere a tale enigma il documentario presenta nuovi indizi di carattere scientifico, volgendo lo sguardo verso gli attuali cacciatori del Kalahari, i navigatori polinesiani e i pastori di renne siberiani.
Il film che si aggiudica invece il «Premio Paolo Orsi», dedicato al grande archeologo roveretano, è L’oeil et la pierre (L’occhio e la pietra). Si tratta di un documentario francese che segue la ricerca di Muriel Labonnelie, specialista di medicina greco-romana, sulle «compresse di collirio». Tale scoperta, all’apparenza insignificante, permette invece di gettare luce su una parte fondamentale della storia della medicina romana del I secolo d.C. La giuria, formata da esperti internazionali sul tema dell’archeologia, ha dichiarato: «Questo delizioso, piccolo film dimostra forse più di altri come l’archeologo sappia trarre dagli oggetti, anche i più minuti, storie incredibili che collegano il passato più remoto alla nostra quotidianità». «Dal punto di vista cinematografico il film mostra una grande sensibilità del regista Marcel Dalaise nel narrare le vicende della protagonista Muriel Labonnelie – aggiunge la giuria – Sia nel procedere della ricerca scientifica che nel percorso individuale di una donna che si cimenta con la scoperta della sua vocazione».
Inoltre, la giuria ha voluto
attribuire due ulteriori menzioni speciali. I filmati premiati in questo caso si contraddistinguono per il loro particolare approccio alla divulgazione scientifica. La prima menzione speciale è stata assegnata a La tombe de Gengis Khan, le secret dévoilé e la
seconda a Peau d’Ame, filmati entrambi francesi.
E non è tutto. Guadagna la menzione speciale «#archeoblogger» il film italiano Eis pegas – alle sorgenti. La pellicola racconta la storia dell’assistente di Werner Herzog che, spostandosi da Londra a Modica, compirà numerose ricerche archeologiche nel clima greco-bizantino della Cava Ispica. Infine, ottiene il premio «Cinem.A.Mo.Re» il film francese Mémoires de Pierre: De l’art au Temps des Dinosaures?. Il documentario conduce lo spettatore nel West americano alla scoperta dei una delle più lunghe «gallerie d’arte» rupestre al mondo, forse prova della coesistenza di uomini e dinosauri.