«Persone qualsiasi che stanno sul piano di chi aiutano»
TRENTO «I volontari sono persone qualsiasi ed è questa la loro forza. Stanno sullo stesso piano delle persone aiutate. E il lavoro che fanno talvolta può essere difficile, ma nella maggior parte dei casi genera un impatto positivo». Sandra Aschieri racconta senza abbellimenti cos’è il complesso incarico di chi mette il proprio tempo a disposizione degli altri. Per la presidente di AtasAssociazione trentina accoglienza stranieri è opportuno chiedersi come qualificare il lavoro dei tanti volontari trentini. Oggi alle 10.45 a Trento Fiere, nell’ambito di Festa al volo, se ne parlerà nell’incontro «Dall’accoglienza all’integrazione». Una riflessione collettiva nell’avvio della Settimana dell’accoglienza.
Anche il mondo del volontariato ha bisogno di riflettere su se stesso?
«La solidarietà è una realtà diffusa, consistente sul territorio trentino, che agisce in maniera sparsa e silenziosa. L’idea di una riflessione su come qualificare l’attività è nata da noi e promossa dalla Confederazione nazionale delle comunità di accoglienza, che è divenuta il motore della cosa. Tutti si sono attivati in una catena di Sant’Antonio».
Quali interrogativi si pone il terzo settore?
«Ce ne saranno tre a dare spunto al dibattito. Il valore e significato dell’esperienza di aiuto, cosa fare per migliorare il sistema di accoglienza, come condividere le esperienze positive»
Ci sono criticità?
«Il volontario di per sé è una figura sfaccettata. Ognuno è diverso ed è mosso da motivazioni differenti. L’essenziale è il confronto. In determinate situazioni si rischia di fare peggio di quello che si vorrebbe fare. E può essere che il volontario si trovi di fronte a una complessità inaspettata dell’interlocutore. Ma dalla mia esperienza vedo che sono di più le persone che imparano in senso positivo».
Atas in quali settori opera?
«Siamo nati nel 1989 per dare una risposta abitativa ai primi stranieri che venivano e trovavano lavoro ma non casa. Poi l’azione si è evoluta, mantenendo il focus sull’housing sociale, estendendosi a tutte le situazioni di estraneità vissute da persone in difficoltà nella propria vita. C’è poi la parte importante dell’accoglienza. I dipendenti sono 40, i volontari 150».
Nonostante le criticità talvolta i risultati sono positivi?
«Direi di sì. Se ci sono scontri sono alla pari, perché il volontario non è l’operatore professionale che rappresenta anche le regole, anche se qualche regola la mettiamo anche noi. La vicinanza umana facilita».