Corriere del Trentino

Diritti da tutelare

- Gian Piero Robbi, TRENTO

Si parla spesso di insegnati di sostegno per studenti disabili. Tuttavia c’è un altro tema poco discusso. Lo spunto nasce dalla notizia che vede come protagonis­ta un’insegnate disabile di 38 anni, Romina Santini, che da settembre finalmente potrà avere un assistente in classe. Romina è affetta da una patologia invalidant­e, la Sma 2, che le impedisce una vita indipenden­te. Dopo una lunga trafila, l’insegnate romana ha vinto la sua battaglia: potrà finalmente tornare a svolgere la sua profession­e. Devo ammettere che tale notizia da una parte mi ha reso felice e dall’altra mi ha sbigottito. Effettivam­ente il problema degli insegnati disabili è trascurato. Quando si parla di inclusione nella scuola ovviamente si tende a parlare dei diritti degli studenti disabili che devono poter vivere l’ambiente scolastico e il percorso formativo come tutti gli altri ragazzi. Tuttavia ci si dimentica che la scuola non è fatta solo di alunni, ma pure di insegnati e altre figure profession­ali che hanno pari diritti. In particolar­e ci rivolgiamo agli insegnati che a causa di una disabilità non possono svolgere autonomame­nte le proprie lezioni.

Pertanto avere diritto a un assistente in classe è una misura giusta in termini di pari opportunit­à, in quanto permette ai professori disabili di poter svolgere il proprio lavoro

come i colleghi normodotat­i. Va poi considerat­o che questa soluzione ha anche una grossa valenza dal punto di vista inclusivo, visto che integra perfettame­nte la figura del disabile

nel contesto scolastico. In più la figura dell’assistente per il professore disabile potrebbe generare nuovi posti di lavoro. Va detto allora che bisogna badare bene alla formazione degli assistenti che non devono essere improvvisa­ti, ma devono ricevere una qualifica specifica. Solo così si potrà granire il successo dell’operazione.

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