Diritti da tutelare
Si parla spesso di insegnati di sostegno per studenti disabili. Tuttavia c’è un altro tema poco discusso. Lo spunto nasce dalla notizia che vede come protagonista un’insegnate disabile di 38 anni, Romina Santini, che da settembre finalmente potrà avere un assistente in classe. Romina è affetta da una patologia invalidante, la Sma 2, che le impedisce una vita indipendente. Dopo una lunga trafila, l’insegnate romana ha vinto la sua battaglia: potrà finalmente tornare a svolgere la sua professione. Devo ammettere che tale notizia da una parte mi ha reso felice e dall’altra mi ha sbigottito. Effettivamente il problema degli insegnati disabili è trascurato. Quando si parla di inclusione nella scuola ovviamente si tende a parlare dei diritti degli studenti disabili che devono poter vivere l’ambiente scolastico e il percorso formativo come tutti gli altri ragazzi. Tuttavia ci si dimentica che la scuola non è fatta solo di alunni, ma pure di insegnati e altre figure professionali che hanno pari diritti. In particolare ci rivolgiamo agli insegnati che a causa di una disabilità non possono svolgere autonomamente le proprie lezioni.
Pertanto avere diritto a un assistente in classe è una misura giusta in termini di pari opportunità, in quanto permette ai professori disabili di poter svolgere il proprio lavoro
come i colleghi normodotati. Va poi considerato che questa soluzione ha anche una grossa valenza dal punto di vista inclusivo, visto che integra perfettamente la figura del disabile
nel contesto scolastico. In più la figura dell’assistente per il professore disabile potrebbe generare nuovi posti di lavoro. Va detto allora che bisogna badare bene alla formazione degli assistenti che non devono essere improvvisati, ma devono ricevere una qualifica specifica. Solo così si potrà granire il successo dell’operazione.