S. Francesco e l’islam, la storia ritorna
L’incontro fra il santo e il Saladino simboleggia il dialogo fra le due religioni La necessità di comprensione reciproca era evidente ottocento anni fa e oggi
Il quattro di ottobre si festeggiava il Santo Francesco. Una volta era festa grande, tanto che si faceva vacanza anche a scuola. Un grande santo, certamente, venerato da tutti per le sue virtù di vero proclamatore del Vangelo, nello spirito di Cristo. A me, in verità, sembra che il Santo Francesco sia un precursore e un riferimento a molte delle problematiche del nostro presente. Una di queste è il rapporto con l’altro, lo straniero. A questo proposito mi sembra di notevole importanza l’incontro di Francesco con il Saladino.
Nel 1219, Francesco si recò ad Ancona per imbarcarsi per l’Egitto e la Palestina, dove da due anni era in corso la quinta crociata. Durante questo viaggio, in occasione dell’assedio crociato alla città egiziana di Damietta, insieme a frate Illuminato ottenne dal legato pontificio (il benedettino portoghese Pelagio Galvani, cardinale vescovo di Albano), il permesso di poter passare nel campo saraceno ed incontrare, disarmati, a loro rischio e responsabilità, lo stesso sultano Ayyubide al-Malik al-Kamil. Lo scopo dell’incontro era quello di potergli predicare il vangelo, al fine di convertire il sultano e i suoi soldati, e quindi mettere fine alle ostilità. L’interpretazione del rapporto tra Francesco e l’Islam, e le crociate non è facile ed è ancora oggetto di discussione in quanto c’è contrapposizione tra chi vede la sua azione come un sostegno alle crociate o, al contrario, come una loro sconfessione. La narrazione dell’incontro ci è pervenuta, oltre che tramite le opere di biografi francescani, anche attraverso altre testimonianze non tardive, sia cristiane sia arabe. La versione fornitaci da San Bonaventura cita maltrattamenti subiti ad opera dei soldati saraceni (Francesco subì anche la prova del fuoco, raffigurata in numerosi cicli dipinti) e la difesa, da parte di Francesco, dell’operato dei crociati e la giustificazione della guerra agli islamici infedeli. Nel racconto di Tommaso da Celano, Francesco suscitò profonda ammirazione nel sultano, che lo trattò con rispetto e gli offrì numerose ricchezze. Secondo la versione di Giacomo da Vitry 1220, che aveva conosciuto Francesco e sugli Ordini minori scrisse illuminate parole, riferisce il colloquio con il Saldino e conclude: «Il Sultano fu preso dal timore di veder passare soldati del proprio esercito all’esercito cristiano. Diede quindi ordine di ricondurre Francesco con tutta sicurezza al campo cristiano e gli consegnò le parole “prega per me perché il tuo Dio si degni di rivelarmi la fede e la legge che ci accomuna”». Parole veramente profetiche e, attualissime.
Salah al-Din Yusuf ibn Ayyub, sultano di Egitto (1171–1193) e Siria (1174–1193), il Saladino, nacque a Baalbek, in Libano, nel 1138. Il vero nome del Saladino era al–Malik an-Nasir Salah ad-Din Yusuf ibn Ayyub, «il Vittorioso Sovrano, Integrità della Fede, Yusuf figlio di Ayyub». Per noi occidentali è conosciuto come Saladino, Salah ad-Din, «Integrità della Fede». Il suo nome è senza dubbio per gli occidentali tra i più celebri dell’Islàm classico. Sbaragliò i cavalieri crociati nella battaglia di Hittîn, senza abbandonarsi ai massacri, cosa che impressionò i cristiani suoi avversari. Perdonò i suoi nemici, ma fu spietato con gli arroganti, i fanatici e chi tradiva. Il Saladino fu nella sua aura tradizionale un grande condottiero clemente, generoso e lungimirante.
Intorno a lui si svolgono alcune delle vicende più importanti del confronto in Terrasanta tra Occidente e Islam, comprese le gesta di Riccardo Cuor di Leone e dei templari. Tra la II e la III crociata riuscì a riprendere il controllo di Damasco (1174), di Aleppo (1183) e di Mossul (1186). Attaccò quindi il Regno di Gerusalemme e, grazie alla insipiente smania aggressiva del Reggente del regno, di Guido di Lusignano, di Rinaldo di Chatillon, di Honfroi II di Toron e del nuovo Patriarca Eraclio, arcivescovo di Cesarea, che erano riusciti a vanificare la linea strategica del defunto re di Gerusalemme, Baldovino IV, orientata a un accordo con le forze musulmane dell’area, Saladino ebbe una schiacciante vittoria il 4 luglio 1187 ai Corni di Hattin. Questa vittoria gli aprì la strada per la riconquista di Gerusalemme, realizzata il 2 ottobre 1187. La Città Santa non fu sottoposta agli eccidi che avevano invece caratterizzato la conquista turca nel 1077 e quella cristiana nel 1099, tuttavia circa 16.000 abitanti cristiani di Gerusalemme furono trattenuti da Saladino e venduti come schiavi. Sotto il suo potere caddero poi altre città cristiane come Giaffa, Beirut e San Giovanni d’Acri, quest’ultimo diventato il principale centro di resistenza in grado di contrastare l’avanzata musulmana ancora per circa 90 anni. Sconfitto da Riccardo Cuor di Leone ad Arsuf, ebbe col sovrano plantageneto rapporti di stima, ma il re d’Inghilterra non rimase in Terra Santa abbastanza a lungo per mettere a frutto le sue indubbie qualità guerriere.
Ci si potrebbe chiedere quale fu il vero intento di Francesco e il suo incontro con il Saladino. San Francesco, che viveva i profondi sconvolgimenti che stavano rivoluzionando l’Occidente cristiano e che ne era protagonista, trasgredendo leggi e consuetudini secolari, volle raggiungere in Oriente il principale interlocutore islamico, il Saladino. Ottenne rispetto e ospitalità. Dal loro dialogo scaturì un messaggio, che, purtroppo, solo la storia successiva ci indica quanto sia rimasto inascoltato, disatteso, dimenticato. Solo nella terra di Palestina rimase l’eco delle voci di Francesco e del Saladino, continuando ad agire sui cuori degli uomini, cristiani ed islamici. Si spiega così, già nel XIV secolo, la creazione della Custodia di Terrasanta, consegnata ai Francescani, esempio quasi miracoloso di serena convivenza, di comprensione reciproca, di dialogo, spesso di solidarietà nelle difficoltà, collocata com’è accanto ai luoghi santi delle tre religioni, dove più sensibile avrebbe potuto essere invece il contrasto.