«Malaria, contagio al S. Chiara»
Lorenzin esclude contesti esterni. Procura cauta. Bordon: protocollo rispettato
La ministra della Salute Beatrice Lorenzin conferma le indiscrezioni sui primi risultati emersi dalle analisi effettuate a Roma in relazione alla morte per malaria della piccola Sofia Zago. «Possiamo escludere assolutamente che la malattia sia stata contratta in un contesto esterno all’ospedale» è il commento della titolare del dicastero, secondo la quale proprio tale risultanza dovrebbe essere «un conforto» in quanto «vuol dire che non abbiamo ceppi di zanzare che sono vettori malarici». I risultati non sono però ufficiali, come ribadisce l’assessore provinciale Luca Zeni.
TRENTO «Sono state fatte diverse ricerche e possiamo escludere assolutamente che la malaria sia stata presa in un contesto esterno all’ospedale di Trento». La ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, torna a parlare della triste fine della piccola Sofia Zago, la bimba di quattro anni di Piedicastello, morta il 4 settembre scorso per malaria agli Spetali Riuniti di Brescia, all’indomani della notizia delle prime indiscrezioni sui risultati delle analisi effettuate sui vetrini dagli esperti (Corriere della Sera di ieri ndr).
Secondo quanto trapela il ceppo del parassita malarico, il
Plasmodium falciparum, che ha ucciso la piccola Sofia corrisponderebbe a quello identificato nelle due bimbe del Burkina Faso, ricoverate nell’ospedale di Trento nello stesso periodo della bimba di Piedicastello. Se il dato dovesse essere confermato viene meno l’ipotesi di un contagio avvenuto attraverso una zanzara anofele e prende più forza la tesi di un possibile contagio all’interno dell’ospedale. Resta da capire la modalità. Un ago? Un errore grossolano? Difficile fare ipotesi e sicuramente prematuro considerato il fatto che i risultati dei due consulenti nominati dal procuratore Marco Gallina, la dottoressa Federica Bortolotti dell’Istituto di medicina legale di Verona e l’infettivologo Angelo Antonio Cazzadori, non ci sono ancora.
«Avremo adesso il report finale dell’Istituto di sanità» ha spiegato ieri Lorenzin. E ha aggiunto: «Questo mi sembra un conforto perché vuole dire che non abbiamo ceppi di zanzare che sono vettori malarici. Da un certo punto di vista siamo tutti più sicuri». Per quanto riguarda il nosocomio trentino Lorenzin chiarisce che «le autorità competenti interverranno sull’ospedale di Trento nel modo più consono e appropriato possibile».
La ministra non sembra avere dubbi, mentre il procuratore invita alla cautela: «Aspettiasa mo, e credo sia doveroso, comunicazioni ufficiali. La Procura di Trento non ha mai officiato come consulente l’Istituto superiore della sanità. Non mi pronuncio sul contagio fino a quando non avrò comunicazioni e dati da valutare». I consulenti della Procura già nei giorni scorsi avevano chiesto una proroga per la consegna delle relazioni per «le difficoltà tecniche nel giungere a dati certi». Pare infatti che i consulenti siano stati costretti a procedere con una modalità di accertamento tecnico diver- da quella tradizionale e quindi serviva più tempo perché il materiale dei vetrini delle due sorelline del Burkina Faso è poco. «L’accordo — precisa ancora Gallina — dall’inizio è stato quello di uno scambio informativo tra Procura e Istituto superiore di sanità, che non è tra i consulenti della Procura. Quello che fa l’Istituto — continua — è procedura di tipo amministrativo quello che sta facendo la Procura è di tipo giudiziario. Bisogna aspettare che qualcuno ci metta la firma e poi fare delle valutazioni su qualcosa di scritto. Ci va di mezzo la reputazione di un’Azienda sanitaria, il dolore dei genitori e anche la verità. Aspettiamo e poi faremo le dovute valutazioni».
La Procura parla di tempi brevi, mentre già mercoledì il rapporto dei tecnici dell’Istituto superiore di sanità potrebbe essere nelle mani della ministra. I tecnici dell’Iss hanno terminato gli esami, il materiale biologico delle sorelline nei vetrini era poco quindi gli esperti hanno potuto sequenziare il Dna del virus fino a un certo punto, però di Sofia avevano anche il sangue vivo e quindi l’analisi è stata più semplice. I risultati — fanno capire dall’Iss — confermerebbero la tesi del contagio in ospedale o comunque sembrano escludere, ritenendolo molto improbabile a quelle latitudini, un contagio tramite zanzara anofele. Il caso è sicuramente complesso e quindi la cautela è d’obbligo. In gioco non c’è solo un problema di salute pubblica e la reputazione di un’azienda sanitaria, ma la sofferenza di due genitori, Francesca e Marco, che hanno perso la loro bimba di soli quattro anni. L’avvocato della famiglia, Filippo Vicentini non si sbilancia: «Abbiamo letto delle indiscrezioni, attendiamo il deposito dell’elaborato per comprendere anche i tempi, poi valuteremo».
Il membro del governo Le autorità competenti interverranno sul nosocomio nel modo più consono