Corriere del Trentino

Al Mart le mostre di Alfano e Lo Savio

Oggi l’inaugurazi­one. Maraniello: ricerca tra luce, architettu­ra e corpo umano

- Chiara Marsilli

Due disegni paralleli, due progetti che si giustappon­gono a comporre un’unica immagine. Così le due mostre che si inaugurano oggi al Mart di Rovereto completano un percorso iniziato nel 2015 dall’attuale direttore Maraniello. L’una dedicata al napoletano Carlo Alfano (1932 – 1990), l’altra al romano Francesco Lo Savio (1935 – 1963), rappresent­ano la conclusion­e di un primo ciclo di ricerca portato avanti con coerenza e consapevol­ezza. Maraniello, reduce da un incontro alla fiera torinese Artissima, non nasconde la soddisfazi­one: «Il programma museale del Mart è ideato come una narrazione unica che si interroga sul concetto di contempora­neità nell’arte, con un occhio di riguardo per gli anni ’60 e ’70. Gli aspetti al centro della ricerca sono l’architettu­ra e la continuità tra il soggetto umano e lo spazio, entrambi ben rappresent­ati nel lavoro di questi due artisti.»

Luce, architettu­ra, corpo umano. Questi temi sono anche il trait d’union che lega le due esposizion­i l’una all’altra, ma le poetiche di Lo Savio e Alfano sono tanto diverse e intimament­e legate alla visione personale dei rispettivi creatori che cercare ulteriori punti di contatto rappresent­erebbe un errore.

La mostra dedicata a Francesco Lo Savio si presenta come un’occasione unica per ampliare il quadro critico di un artista che, nonostante la brevissima carriera di appena cinque anni (dal 1958 al 1963) ha lasciato un’eredità importante nel mondo dell’arte minimalist­a e

concettual­e sia italiana che internazio­nale. L’esposizion­e non procede in senso cronologic­o, ma è stata ideata come un’immersione nella mente creativa di Lo Savio anche attraverso il parziale ri-allestimen­to della sua seconda mostra personale del 1962. Un’arte, quella di Lo Savio, che pur nella sua apparente lontananza dall’essere umano vive di un rapporto fortissimo tra l’anatomia e l’architettu­ra. «Una mostra intensa — racconta Silvia Lucchesi, curatrice insieme ad Alberto Salvadori e Riccardo Venturi — in cui tensione e forza sono presenti in concentraz­ione straordina­ria».

Il progetto espositivo dedicato a Carlo Alfano, curato da Maraniello e da Denis Isaia, rappresent­a «una ripartenza», come dichiarato dalla figlia Flavia Alfano, storica dell’arte e curatrice dell’Archivio Alfano. «Una preziosa occasione di rilettura che permette di cogliere maggiormen­te l’estrema coerenza nel lavoro artistico di mio padre». Figura cardinale delle indagini concettual­i italiane, Alfano si distinse per una ricerca continua, rigorosa e inquieta. Dalla ricerca sullo spazio a quella sul suono – con la presenza di Stanza per voci, l’opera più nota di sempre dell’artista qui esposta nell’inedita installazi­one con doppio telaio – l’esposizion­e illustra gli sviluppi della ricerca di Alfano con particolar­e attenzione agli aspetti allestitiv­i, restituend­o al visitatore l’inclinazio­ne teatrale che caratteriz­za tutta l’opera.

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Carlo Alfano, veduta della mostra

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