Malaria, la Procura insiste: prudenza
C’è preoccupazione per le troppe voci. Gallina: incroceremo dati storici e scientifici
Cautela e pazienza. Il procuratore capo di Trento Marco Gallina attende i risultati delle analisi dei periti per proseguire le indagini sulla morte di Sofia Zago, la bambina di 4 anni deceduta per le complicanze della malaria lo scorso 4 settembre a Brescia. «Incroceremo dati storici e dati scientifici» spiega Gallina, che di fronte alle prime indiscrezioni sui risultati degli esami, confermate dalla ministra Lorenzin, si affida ai documenti scritti.
TRENTO «È stata fatta talmente tanta confusione su questa vicenda che mi pare si siano persi di vista i dati scientifici». Per vederci chiaro servono le carte. Servono documenti scritti e firmati dai periti. Elementi certi da cui partire. «A quel punto li incroceremo con i dati storici».
Sono numerosi gli interrogativi che il procuratore capo di Trento Marco Gallina si pone di fronte alla morte della piccola Sofia Zago. Quali indicazioni si otterranno dalla tipizzazione del parassita che ha determinato il decesso della bambina di 4 anni? Restringerà la ricerca in termini assoluti o solamente geografici? E di quanto?
L’esito di quella indagine sarà importante ma andrà sommato e integrato ad altri, determinando quali piste seguire e quali escludere. «Io rimango in attesa degli esiti di laboratorio» spiega il procuratore, cercando elementi chiari in un rumoroso sottofondo.
La domanda principale resta una: come è avvenuto il contagio? L’esito della tipizzazione non darebbe alcuna risposta in merito. Se, come pare dalle prime indiscrezioni, confermate dalla ministra Beatrice Lorenzin, il ceppo del parassita malarico che ha contagiato Sofia è lo stesso che aveva contagiato le due bambine ricoverate in Pediatria al Santa Chiara con lei, resta da capire come possa essere avvenuta la trasmissione. Attraverso una zanzara Anophele? «Se partiamo dal contagio ospedaliero è importante sapere con precisione quali sono i tempi di incubazione» sottolinea Gallina. Quanto tempo deve passare tra la puntura ai danni del soggetto contagiato e quella al soggetto sano perché quest’ultimo contragga la malattia? Esperti diversi sembrano avere opinioni diverse. E se invece il parassita fosse stato trasmesso a causa di un errore sanitario? In questo caso bisognerebbe sapere con certezza se è sufficiente una puntura con lo stesso ago o, come sostengono alcuni medici e professori, serve una trasfusione. «Possiamo escludere che siano avvenuti prelievi ematici con il dispositivo pungidito» assicura il procuratore sulla base della dettagliata ricostruzione storica che la Procura è riuscita a eseguire. Elementi sulla base dei quali si sarebbe potuto escludere anche che alle bambine siano stati inseriti degli aghi, mentre pare che Sofia, trasferita dall’ospedale di Portogruaro, avesse già delle cannule. Se di errore sanitario si è trattato, quindi, «dovremmo pensare a un errore grossolano».
«Senza una solida base scientifica non andiamo da nessuna parte» ribadisce Gallina, che attende di incrociare gli elementi storici agli esiti degli esami sui campioni di sangue, ma anche sui prelievi effettuati nel corso dell’autopsia. Fermo restando che l’obiettivo della Procura è accertare le eventuali responsabilità penali, quindi personali. Una conclusione a cui potrebbe essere molto difficile giungere anche qualora il cerchio si dovesse stringere ulteriormente intorno al Santa Chiara.