Giovannini legge il fenomeno «Le persone spesso si vergognano e c’è poca consapevolezza»
TRENTO Carichi di lavoro, mutamenti socio-culturali, precariato: sono solo alcuni esempi di quanto sta accadendo nel mondo del lavoro. Ambienti sempre più difficili dove il disagio lavorativo sta crescendo. Spesso il lavoratore, però, ha paura di segnalare e di confidarsi, come conferma Elena Giovannini, psicologa del lavoro che collabora con lo sportello della Cisl.
Dottoressa, in Trentino da un anno e mezzo è stato attivato uno sportello sul disagio lavorativo. Sono tante le persone che si rivolgono a voi per chiedere un aiuto?
«Il servizio, presente sul territorio dell’Alto Adige dal 2015, è stato attivato in Trentino solo a partire dall’anno scorso in collaborazione con un’organizzazione sindacale e anche in forma privata. Il fabbisogno è in aumento, ma purtroppo ci sono ancora molte situazioni di disagio che non vengono allo scoperto. Chiedere aiuto non è facile, le persone spesso tendono a nascondere le difficoltà e provare vergogna. Nonostante la crescente attenzione al tema e la progressiva consapevolezza
Il cambio dell’organiz zazione del lavoro ha inciso sulle relazioni Efficienza, produttività e precariato hanno determinato i nuovi rischi
dell’importanza e influenza del clima all’interno dei contesti organizzativi su produttività ed efficienza, le situazioni di disagio sono più diffuse di quanto appare. Le tipologie di situazioni che vediamo sono svariate, lo sportello agisce come servizio di informazione, supporto e consulenza psicologica rispetto a tutte le forme di disagio lavorativo: da conflitti interpersonali, a stress lavoro correlato, burnout fino ad arrivare a mobbing».
Un tempo il lavoro in banca era considerato un miraggio, ora si dice che i bancari sono tra i lavoratori più stressati. Quali sono le categorie più esposte ai rischi da stress lavoro correlato?
«Tutte le categorie di lavoro sono ormai potenzialmente esposte ai rischi da stress lavoro correlato essendo cambiata profondamente sia la struttura dell’organizzazione del lavoro che quella delle relazioni al suo interno. La letteratura più recente ha infatti ribaltato la visione tradizionale secondo la quale le professioni di aiuto o comunque quelle che comportano L’analisi Elena Giovannini è psicologa e collabora allo sportello Cisl continue relazioni interpersonali (ad esempio professioni sanitarie ma anche insegnanti) siano le più a rischio, anche se queste comportano senza dubbio un carico emotivo significativo che con il tempo può potenzialmente logorare la persona».
I problemi di stress nel mondo del lavoro di oggi sono molto diffusi perché? Cosa è cambiato rispetto al passato?
«Negli ultimi decenni si è assistito ad una profonda trasformazione del mondo del lavoro, trasformazione determinata in gran parte da fattori economici e tecnologici volti ad incrementare produttività ed efficienza. Fattori quali, ad esempio, lo spostamento dal lavoro fisico a quello più prettamente mentale, ristrutturazioni, incorporazioni e fusioni tra aziende, il ricorso ormai sempre più frequente a forme contrattuali temporanee hanno portato ripercussioni in termini di salute e sicurezza lavorativa che non sono ascrivibili alle tradizionali categorie di rischio (fisico, chimico e biologico). Si parla per questo di “nuovi rischi” o rischi psico-sociali, la cui caratteristica è quella di impattare la sfera più prettamente psicologica attraverso lo stress».
Quali interventi dovrebbe adottare le aziende per prevenire lo stress e il disagio sul posto di lavoro?
«Come prima cosa deve essere eseguita un’attenta valutazione dei rischi come stabilito dal decreto legislativo 81/08, che prevede la rilevazione di indicatori oggettivi, con eventuale conseguente pianificazione di interventi correttivi. Qualora questa valutazione riveli elementi di rischio da stress lavoro-correlato e le misure adottate siano inefficaci, è fondamentale procedere con una valutazione più approfondita volta a indagare la percezione soggettiva dei lavoratori. Le modalità di questa fase possono essere molteplici: questionari, interviste, focus group. A seguito di queste valutazioni possono essere poi progettate, da parte di figure specializzate, interventi a livello di contesto (organizzazione e carichi di lavoro) e/o di contenuto dell’organizzazione (relazioni interpersonali).
Talvolta ci si accorge tardi di essere stressati. Quando bisogna chiedere aiuto?
«La persona si ritrova molto spesso a chiedere aiuto tardi per le ragioni più diverse. In primis, va detto che non sempre è facile riconoscere i segnali che il nostro corpo rimanda ed ammettere i propri limiti. Allo stesso tempo, spesso, di fronte ad una situazione o evento che percepiamo come stressante, mettiamo in atto delle strategie che non sono efficaci in quella circostanza, impiegando risorse ed energie senza ottenere risultati soddisfacenti. Il nostro lavoro è dunque quello di supportare la persona da un punto di vista psicologico, trovando insieme strategie alternative che potenzino il valore personale e fornendo strumenti per gestire al meglio la situazione presente o futura. Le persone hanno sempre più risorse rispetto a quanto ritengono, il nostro compito è quello di portarle alla luce».