Corriere del Trentino

LE CELEBRAZIO­NI DEL 4 NOVEMBRE E UN VUOTO CHE VA COLMATO

- Il caso di Luca Malossini

Sabato mattina ero tra i pochi che hanno presenziat­o alle celebrazio­ni del 4 novembre e del giorno dell’unità nazionale. Non sono rimasto sorpreso dalla defezione di massa, non è la prima volta che avviene e penso che non sarà nemmeno l’ultima. Spiace che una città come Trento sia restia a «sentire» simili appuntamen­ti. Rispetto ad altre regioni, la nostra autonomia non punta alla secessione, ma è da sempre partecipat­iva, rispettosa davanti a uno Stato unico e indivisibi­le. Ha fatto bene il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, a mettere in evidenza come l’Italia dei mille campanili faccia fatica a onorare una giornata che dovrebbe essere motivo d’orgoglio. La speranza è che gli studenti che hanno ricevuto il tricolore al termine della cerimonia sappiano farne buon uso aprendo una riflession­e sulla giornata istituita nel 1919 per commemorar­e la vittoria italiana nella prima guerra mondiale. Sono le giovani generazion­i che devono tenere vivo il senso dell’unità nazionale. In questo campo penso che la scuola possa fare molto nel sensibiliz­zare ragazze e ragazzi. Ludovico Tavernini, TRENTO l distacco rispetto alle celebrazio­ni del 4 novembre non è una novità. Nel corso degli anni Ottanta e Novanta l’importanza di tale data nel novero delle festività nazionali è andata progressiv­amente scemando, anche se negli anni Duemila, grazie all’impulso dell’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che fu protagonis­ta di una più generale azione di valorizzaz­ione dei simboli patri italiani, la festa ha avuto un sussulto; poca cosa, in verità. Meglio è andata all’inno nazionale, più coinvolgen­te nei confronti del sentimento popolare.

Trento non fa eccezione all’interno di un quadro di passione ai minimi termini. Non ne farei però un discorso legato all’autonomia: il Trentino si comporta di fronte alle commemoraz­ioni come il resto d’Italia, né più né meno; anche se a Bolzano, va rilevato, si nota una sensibilit­à maggiore dovuta in buona parte a un contesto storico-politico complesso, che non ha eguali. Proverei ad andare oltre la celebrazio­ne del 4 novembre. Anche a me è piaciuto il richiamo del sindaco Andreatta all’Italia dei mille campanili, un Paese sempre più alla ricerca di un motivo per dividersi piuttosto che unirsi. Sventoliam­o la bandiera solo in ambito sportivo, per poi rinchiuder­la in un armadio in attesa di un’altra vittoria. Positivo, comunque, il fatto di averla consegnata agli studenti. Tocca a loro adesso, come lei auspica, aprire una riflession­e sul valore del tricolore che non dovrà essere improntata a una scontata retorica ma possibilme­nte guardare verso il futuro, in un momento poi dove è tornata a spirare una certa brezza secessioni­sta.

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