LE CELEBRAZIONI DEL 4 NOVEMBRE E UN VUOTO CHE VA COLMATO
Sabato mattina ero tra i pochi che hanno presenziato alle celebrazioni del 4 novembre e del giorno dell’unità nazionale. Non sono rimasto sorpreso dalla defezione di massa, non è la prima volta che avviene e penso che non sarà nemmeno l’ultima. Spiace che una città come Trento sia restia a «sentire» simili appuntamenti. Rispetto ad altre regioni, la nostra autonomia non punta alla secessione, ma è da sempre partecipativa, rispettosa davanti a uno Stato unico e indivisibile. Ha fatto bene il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, a mettere in evidenza come l’Italia dei mille campanili faccia fatica a onorare una giornata che dovrebbe essere motivo d’orgoglio. La speranza è che gli studenti che hanno ricevuto il tricolore al termine della cerimonia sappiano farne buon uso aprendo una riflessione sulla giornata istituita nel 1919 per commemorare la vittoria italiana nella prima guerra mondiale. Sono le giovani generazioni che devono tenere vivo il senso dell’unità nazionale. In questo campo penso che la scuola possa fare molto nel sensibilizzare ragazze e ragazzi. Ludovico Tavernini, TRENTO l distacco rispetto alle celebrazioni del 4 novembre non è una novità. Nel corso degli anni Ottanta e Novanta l’importanza di tale data nel novero delle festività nazionali è andata progressivamente scemando, anche se negli anni Duemila, grazie all’impulso dell’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che fu protagonista di una più generale azione di valorizzazione dei simboli patri italiani, la festa ha avuto un sussulto; poca cosa, in verità. Meglio è andata all’inno nazionale, più coinvolgente nei confronti del sentimento popolare.
Trento non fa eccezione all’interno di un quadro di passione ai minimi termini. Non ne farei però un discorso legato all’autonomia: il Trentino si comporta di fronte alle commemorazioni come il resto d’Italia, né più né meno; anche se a Bolzano, va rilevato, si nota una sensibilità maggiore dovuta in buona parte a un contesto storico-politico complesso, che non ha eguali. Proverei ad andare oltre la celebrazione del 4 novembre. Anche a me è piaciuto il richiamo del sindaco Andreatta all’Italia dei mille campanili, un Paese sempre più alla ricerca di un motivo per dividersi piuttosto che unirsi. Sventoliamo la bandiera solo in ambito sportivo, per poi rinchiuderla in un armadio in attesa di un’altra vittoria. Positivo, comunque, il fatto di averla consegnata agli studenti. Tocca a loro adesso, come lei auspica, aprire una riflessione sul valore del tricolore che non dovrà essere improntata a una scontata retorica ma possibilmente guardare verso il futuro, in un momento poi dove è tornata a spirare una certa brezza secessionista.