«Flaco» Biondini «Il mio palco senza Guccini»
Biondini sarà a Cles il 3 dicembre con i Musici
Una buona fetta di storia della musica d’autore italiana sarà presente domenica 3 dicembre sul palco dell’auditorium del Polo scolastico di Cles. Juan Carlos «Flaco» Biondini (chitarra e voce), Vince Tempera (tastiere e pianoforte) e Antonio Marangolo (sax) non sono solo tre grandi musicisti ma costituiscono la colonna portante de I Musici, la band che per più di trent’anni ha accompagnato Francesco Guccini sui palchi di tutta Italia. Grazie all’invito dell’associazione «Perché» nell’ambito del Festival Spaziozeronove, saranno per la prima volta in regione nella formazione a cinque completata da Pierluigi Mingotti (basso) e Ivano Zanotti (batteria). Dopo l’addio alle scene del Maestrone di Pavana I Musici si sono ritrovati per la grande voglia di suonare ancora assieme e dopo alcuni tentativi andati a vuoto è arrivata la decisione di affidare a «Flaco» il ruolo di front-man nel doppio ruolo di cantante e chitarrista. Ne abbiamo parlato con l’artista argentino, da più di quarant’anni in Italia e autore di alcune delle musiche più belle del repertorio gucciniano. I biglietti per il concerto (alle 17) sono disponibili in prevendita al prezzo di 10 euro presso il circuito Primi alla Prima delle Casse Rurali Trentine.
Come avete strutturato questo spettacolo? C’è una scaletta di riferimento o rimane spazio per qualche sorpresa e quel dialogo col pubblico sempre presente nei concerti di Guccini?
«C’è una struttura ma con qualche jolly che ci piace giocare e anche per qualche richiesta del pubblico a volte. La scaletta è varia e spazia da Noi non ci saremo fino a Cirano: all’interno di un’opera così vasta è difficile scegliere venti canzoni. Francesco se le scriveva su misura, io devo fare i conti con la mia capacità interpretativa: parecchie sue canzoni non sono affatto facili e piuttosto che imitare o peggio cantarle male preferisco non farle. Adesso che sono il proprietario del microfono sul palco mi viene spontaneo raccontare le origini di alcuni brani o qualche aneddoto ma è così da sempre, non ci è mai piaciuto mettere una distanza tra noi e il pubblico».
Lei è l’autore di musiche splendide come «Scirocco»,
«Canzone per il Che» e «L’ultima volta» nonché la seconda voce dell’epico duetto in «Don Chisciotte»: quali sono le canzoni che più ama interpretare dal vivo e quali invece le piacerebbe proporre in scaletta? «Canzone delle osterie di
fuori porta mi emoziona sempre particolarmente anche se è stata scritta prima del mio arrivo in Italia che risale al 1976. Il testo fa riferimento alla nostalgia di un non vissuto con riferimento agli anni ’60 del boom economico italiano e la sento molto mia in quel senso. Per Don Chisciotte si erano fatti i nomi di Dalla e Cocciante, poi Renzo Fantini (storico produttore di Guccini e Paolo Conte, ndr) l’ha proposta a me e in un pomeriggio l’abbiamo registrata. Tra le canzoni che amo e prima o poi mi piacerebbe pro-
porre direi Stelle e L’ultima volta».
Quale il riscontro del pubblico e il vostro affiatamento sul palco?
«All’inizio non eravamo abituati a suonare senza Francesco, anch’io nelle vesti di cantante mi ci sono dovuto abituare, ma ora direi che andiamo alla grande. Io mantengo la posizione da chitarrista a lato del palco ma dal vivo ci viene sempre spontaneo guardarci: la gente partecipa e apprezza molto».
Alcune canzoni «targate» Francesco non le faccio: temo di eseguirle in modo sbagliato I miei brani preferiti? Forse «Stelle» e «L’ultima volta», prima o poi le proporrò in concerto