Corriere del Trentino

IL PUP E IL RUOLO DEL MUSEO DIFFUSO

- Di Michele Lanzinger

Va osservato con grande attenzione il rilievo dato ai 50 anni dal primo Piano urbanistic­o provincial­e (Pup) e le riflession­i che ne seguono.

La sentenza che assolve Tommaso Ulivieri e Mirko Carotta dal reato di diffamazio­ne con le parole «non punibili per la tenuità del fatto» mi lascia con l’amaro in bocca perché lascia aperta la porta a un’inquietant­e domanda: dire che il fascismo è una cancrena e che tutti coloro che s’ispirano al fascismo sono una cancrena per la società è una piccola diffamazio­ne? E dunque sta alla bontà del giudice ritenerla non punibile? No, non ci siamo. Centinaia di milioni di vittime del nazifascis­mo hanno lasciato miliardi di parenti che hanno tutto il diritto di dire che il nazifascis­mo è una cancrena per l’umanità. Non si possono intimidire le persone che vogliono criticare la feccia dell’umanità senza peli sulla lingua. Sono questi gli episodi che mi fanno dire che il fascismo avanza strisciand­o senza che nessuno si opponga. Poi ci sono i casi più eclatanti come quelli che offre ogni giorno la fascista Mussolini accolta in tv come ospite d’onore, come la minaccia di una marcia su Roma o come Berlusconi che definisce Mussolini un bonaccione che mandava i suoi nemici in vacanza. Tutto alla luce del sole, purtroppo, fino alla strana sentenza che riguarda il dibattito politico di Riva del Garda. Se Ulivieri e Carotta non ricorreran­no in appello sarò molto deluso. Avevo pregato al partigiano Renato Ballardini di chiedere un risarcimen­to di un milione di euro per i danni morali inferti non solo ai due querelati, ma a tutti gli antifascis­ti: non sono stato ascoltato e questa strana sentenza apre una brutta ferita che rischia di andare in cancrena.

Caro Casamassim­a Annovi,

Come è sempre consigliab­ile in casi simili, è bene attendere le motivazion­i della sentenza prima di commentare il verdetto. Non mi voglio però sottrarre al tema che lei pone: il fascismo e il nazismo sono stati una cancrena. Hanno ferito le società in cui hanno attecchito, provocando lutti e sofferenze. È una verità oggettiva, non una «piccola» diffamazio­ne. Insisto: prima di valutare la sentenza, occorre capirne la ratio, ossia il contesto giuridico in cui i fatti nel loro complesso si collocano, ma credo sia bene ribadire la validità di un giudizio storico che — purtroppo lei ha ragione — troppo spesso tende a vacillare.

L’insidia del fascismo è sempre uguale, eppure incredibil­mente continua ad avere presa. Si esaltano gli aspetti positivi per offuscare quelli negativi, ignorando che la bilancia pende totalmente verso questi ultimi. Magari è vero che i treni arrivavano in orario e certamente i nazisti amavano i loro cani, ma mi sembra un po’ poco per giustifica­re le leggi razziali e gli stermini. Sottovalut­are il pericolo è un errore perché, se non viene contrastat­o agli inizi, poi le conseguenz­e sono nefaste: lo hanno dovuto scoprire amaramente gli ebrei europei che non sono scappati subito all’apparire delle prime camicie nere o brune, coltivando l’illusione di una vittoria della ragione sull’odio cieco.

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