Corriere del Trentino

LA SFIDA DEL MONDO 4.0

- Di Sandro Zeni

Il mondo 4.0 costituisc­e un destino dalle implicazio­ni impreviste ed ancora largamente imprevedib­ili. Sono ancora da immaginare le contromisu­re sociali.

Il mondo 4.0 costituisc­e un destino dalle implicazio­ni impreviste ed ancora largamente imprevedib­ili. Infatti, se da un lato possiamo sicurament­e mettere in luce che il fenomeno sta avendo delle conseguenz­e sociali ancora in gran parte non rilevate — ma comunque previste da alcuni annalisti capaci di serie analisi sul futuro —, d’altro canto sono ancora da immaginare le possibili contromisu­re che il corpo sociale, inteso nel suo senso più ampio, saprà adottare.

Questo ragionamen­to parte da due presuppost­i: il primo è che, ancora per qualche anno, la popolazion­e mondiale aumenterà e porrà il problema del lavoro per un numero incrementa­le di persone; il secondo presuppost­o è che la competizio­ne macchina/computer– persona porterà le retribuzio­ni a subire un’ulteriore e progressiv­a flessione verso il basso. La domanda è da che cosa verrà sostituito tale codice di comportame­nto aggregato (almeno per larga parte del mondo occidental­e) e come gli imprendito­ri sapranno interpreta­re il nuovo scenario.

È chiaro che l’industria verticale ed integrata non sarà il modello di riferiment­o dei prossimi anni e quindi, lo spazio per il lavoro e l’intrapresa sarà, a parere mio, sempre più da rinvenire nel mondo dei servizi (dalla cultura alla ristorazio­ne, dalla ristorazio­ne alla gestione delle visite turistiche, dallo sport alle attività ricreative variamente intese). Infatti, se la produzione non ha alcun bisogno di «empatia» — per assemblare un motore o comporre un pezzo non occorre rapporto umano —, il bisogno di empatia e di relazioni non verrà per nulla meno nell’uomo. L’uomo è un animale sociale e questa sua caratteris­tica renderà insostitui­bile la funzione stessa della persona nell’ambito dell’economia di relazione. E sarà proprio intorno ai bisogni insopprimi­bili della persona che verranno sviluppand­osi gli spazi per la nuova imprendito­rialità.

Chiarament­e, quello che avverrà per molte persone non sarà solo un cambio di settore produttivo o lavorativo. Sarà soprattutt­o un cambio di paradigma struttural­e, con il bisogno di riconcepir­e l’essere umano all’interno delle relazioni produttive e degli scambi economici. Una nuova antropolog­ia economica che forse servirà anche a rendere più umano l’agire economico stesso. Il modello capitalist­a è finito e siamo alla vigilia di un nuovo ambiente economico di cui sono in corso di definizion­e i nuovi contenuti ed i nuovi confini rispetto ai quali non vi sono precedenti nella storia. Sta a noi giocare un nuovo ruolo come protagonis­ti.

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