LA SFIDA DEL MONDO 4.0
Il mondo 4.0 costituisce un destino dalle implicazioni impreviste ed ancora largamente imprevedibili. Sono ancora da immaginare le contromisure sociali.
Il mondo 4.0 costituisce un destino dalle implicazioni impreviste ed ancora largamente imprevedibili. Infatti, se da un lato possiamo sicuramente mettere in luce che il fenomeno sta avendo delle conseguenze sociali ancora in gran parte non rilevate — ma comunque previste da alcuni annalisti capaci di serie analisi sul futuro —, d’altro canto sono ancora da immaginare le possibili contromisure che il corpo sociale, inteso nel suo senso più ampio, saprà adottare.
Questo ragionamento parte da due presupposti: il primo è che, ancora per qualche anno, la popolazione mondiale aumenterà e porrà il problema del lavoro per un numero incrementale di persone; il secondo presupposto è che la competizione macchina/computer– persona porterà le retribuzioni a subire un’ulteriore e progressiva flessione verso il basso. La domanda è da che cosa verrà sostituito tale codice di comportamento aggregato (almeno per larga parte del mondo occidentale) e come gli imprenditori sapranno interpretare il nuovo scenario.
È chiaro che l’industria verticale ed integrata non sarà il modello di riferimento dei prossimi anni e quindi, lo spazio per il lavoro e l’intrapresa sarà, a parere mio, sempre più da rinvenire nel mondo dei servizi (dalla cultura alla ristorazione, dalla ristorazione alla gestione delle visite turistiche, dallo sport alle attività ricreative variamente intese). Infatti, se la produzione non ha alcun bisogno di «empatia» — per assemblare un motore o comporre un pezzo non occorre rapporto umano —, il bisogno di empatia e di relazioni non verrà per nulla meno nell’uomo. L’uomo è un animale sociale e questa sua caratteristica renderà insostituibile la funzione stessa della persona nell’ambito dell’economia di relazione. E sarà proprio intorno ai bisogni insopprimibili della persona che verranno sviluppandosi gli spazi per la nuova imprenditorialità.
Chiaramente, quello che avverrà per molte persone non sarà solo un cambio di settore produttivo o lavorativo. Sarà soprattutto un cambio di paradigma strutturale, con il bisogno di riconcepire l’essere umano all’interno delle relazioni produttive e degli scambi economici. Una nuova antropologia economica che forse servirà anche a rendere più umano l’agire economico stesso. Il modello capitalista è finito e siamo alla vigilia di un nuovo ambiente economico di cui sono in corso di definizione i nuovi contenuti ed i nuovi confini rispetto ai quali non vi sono precedenti nella storia. Sta a noi giocare un nuovo ruolo come protagonisti.