Pettena e l’albero ecologico
L’installazione dell’artista bolzanino davanti al Museion L’autore: «Le critiche? Più costruttive dell’indifferenza»
concomitanza tra l’inaugurazione del mercatino di Bolzano e l’accensione dell’albero di Natale di Gianni Pettena davanti a Museion non poteva risultare più «straniante». Perché l’abituale percezione della realtà è risultata completamente ribaltata grazie all’albero «Energy free» ideato dall’architetto e artista bolzanino. Un albero costruito utilizzando brandelli della più banale realtà quotidiana: parti di automobili e centinaia di tubi di scappamento che sono stati persino «addobbati» con un’adeguata illuminazione. Certo, al posto delle lucine colorate «che fanno tanto Natale» sono stati usati fari anabbaglianti anteriori e posteriori, nonché intermittenti indicatori di direzione meglio noti come «frecce», ma sono dettagli minori.
Più interessante, invece, il commento di una indispettita signora che ha trascinato via la bambina che ammirava l’albero «automobilistico» sibilandole: «Andiamo a vedere gli alberi normali che sono più belli». Pochi istanti dopo arriva Pettena a cui, ovviamente, non si può non riferire l’episodio mentre osserva l’albero circondato dalla nube prodotta dall’immancabile sigaro toscano (che lui chiama «ciuccio»): «Credo sia un segnale positivo. Il rifiuto è una posizione attiva che è sempre preferibile all’indifferenza. La signora si è ritrovata a compiere un atto che l’ha fatta uscire dal calduccio a cui tutti siamo tanto affezionati». Eppure è un albero che rispetta l’ambiente. È realizzato senza l’impiego di nuova energia, utilizza elementi di scarto che sono tornati in vita per celebrare il Natale, mentre i tubi di scappamento, per potere essere utilizzati, sono stati sottoposti ad un particolare processo di pulitura. Senza contare che è un’installazione che finisce inevitaLa bilmente per ricordarci quanto il paesaggio umano sia condizionato dalle automobili.
Viviamo tempi in cui si preferiscono le tradizioni all’ambiente?
«Beh, quando io ho lasciato Bolzano per trasferirmi negli Stati Uniti e poi in Toscana, il mercatino di Natale non esisteva. Da questo punto di vista sono molto più vecchie e tradizionali le automobili e, quindi, il mio albero che si gusta maggiormente con la musica adeguata. Un’apposita colonna sonora fatta di clacson, rumori del traffico e una versione destrutturata di El pueblo unido jamàs serà vencido».
A proposito della militanza politica. Resta memorabile la visita a Firenze del vicepresidente statunitense Hubert Humphrey del 31 marzo 1967. Si dice che era intenzionato a tirargli un sacco pieno di quella parte non digerita degli alimenti che viene espulsa con la defecazione.
«Sì, sapevo che Humphrey avrebbe pernottato nello stesso albergo in cui alloggiava il mio amico Ettore Sottsass jr. Avevo anche preparato dei preservativi pieni di vernice rossa da lanciargli addosso per protestare contro la guerra in Vietnam. Sottsass, però, si rifiutò di farmi entrare, disse che non poteva aiutarmi perché era l’unico albergo che lo accettasse nonostante i capelli lunghi».
Sono passati cinquant’anni. Come si valutano oggi quei fatti?
«Io sono nato nel 1940 e durante la seconda guerra mondiale ero sfollato a Moena, per cui la guerra non l’ho sentita sulla pelle. Ero un bambino che viveva nell’albergo di famiglia che finì per ospitare anche le truppe di stanza in Trentino. Ma essendo biondissimo e boccoloso venivo coccolato da tutti, dai tedeschi prima e dagli Alleati poi. Credo di essere stato il bambino più accarezzato della seconda guerra mondiale. Ma esclusi i fatti personali, la mia generazione non aveva ferite da leccare, guardava avanti e contestava la violenza dei padri. Non è un caso che la contestazione sia nata con la guerra in Vietnam e non con quella in Corea. Chi aveva vent’anni durante il conflitto in Indocina finì per aderire quasi naturalmente alla non violenza. Si contestava ogni tipo di violenza, quella contro gli uomini e quella contro l’ambiente ed è in quegli anni che si è costruita la filosofia non violenta e ambientalista grazie a intellettuali come Richard Buckminster Fuller, Herbert Marcuse e Wilhelm Reich».
Nonostante questo, l’albero ecologista ha ancora oggi un forte effetto straniante..
«Sì, il conservatore è il più pigro degli umani, si attacca alle abitudini mentali. Il progressista, invece, le mette in discussione».
I mercatini di Natale così come sono oggi non esistevano quando io lasciai la città per gli Usa. Le mie automobili sono più antiche