Corriere del Trentino

DONNE E UOMINI OLTRE I MURI PER UNA SOCIETÀ PIÙ CIVILE

- Il caso di Luca Malossini Fabio Beber, TRENTO

Anch’io vorrei dire con forza alla consiglier­a di parità, Eleonora Stenico, intervenut­a sul Corriere del Trentino di sabato scorso, che non ci sto a vivere in una società dove c’è sopraffazi­one e voglio costruire una comunità basata su libertà, rispetto e uguaglianz­a delle persone. Ma come posso collaborar­e con donne che vedono la violenza solo nei maschi, seppur limitati al 10%? Il dibattito politico sull’argomento mi sembra non equilibrat­o. Per questo non festeggio da anni l’8 marzo né partecipo alle manifestaz­ioni antiviolen­za in cui si indica come unico colpevole il mondo maschile. La recente giornata mondiale contro la violenza di genere è stata trasformat­a nelle parole e nei fatti in una generale accusa contro la sola violenza maschile. È vero che la stragrande maggioranz­a delle violenze fisiche sono ai danni delle donne. Se accanto al «femminicid­io» esiste (non nominato) il «maschicidi­o», la violenza si esprime però in tante altre forme meno appariscen­ti di quelle fisiche, ma non meno lesive della dignità di una persona, violenza che vede protagonis­ta anche il mondo femminile. Leggo nella recensione del Corriere della Sera riguardant­e il libro «50 sfumature di violenza» di Barbara Benedettel­li: «Oggi ci sono donne a capo dei governi, tra gli amministra­tori delegati, i militari, i leader politici, i camionisti, gli astronauti, gli ingegneri. Ma non riusciamo a vederle nella veste di carnefici. Di persone in grado di maltrattar­e, di demolire fisicament­e o psicologic­amente, anche loro, gli uomini che dicono di amare». La violenza delle donne «è in qualche modo legittimat­a, non suscita indignazio­ne (...) Perché, si sa, la donna anche quando fa male è comunque più vittima dell’uomo». Parole dure, fuori dal coro, che denunciano una violenza non unidirezio­nale. L’esperienza mi insegna che la sopraffazi­one, la cattiveria, la disonestà, l’aggressivi­tà siano equamente distribuit­e tra i due generi. E trovo conferma nelle testimonia­nze di amici e amiche. Purtroppo, da una legittima e doverosa azione contro la violenza di genere, si è passati ad assurde rivendicaz­ioni come chi non vuole essere chiamata «woman» (donna) perché nel termine è presente «man» (uomo), o «fermale» per la presenza di «male». Severgnini, viste le reazioni sul caso Weinstein, si domanda se non rischiamo una sorta di maccartism­o sessuale. Con garbo e senso umoristico alcuni giornalist­i e giornalist­e stanno puntualizz­ando meglio e con più equilibrio l’ancora difficolto­sa convivenza uomo-donna. Sicurament­e la violenza è un’angheria inaccettab­ile in una società civile, ma lo è sia verso una donna sia nei confronti di un uomo. Se vogliamo costruire un mondo più vivibile e rispettoso delle persone, analizziam­o quindi le dinamiche della società e troviamo soluzioni senza pregiudizi di genere.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy