Sait, i licenziamenti calano a sessanta Sindacati divisi, la Filcams dice no
Contingente quasi dimezzato rispetto ai 116 della mobilità. Federcoop garantisce 20 ricollocazioni Fisascat Cisl e Uiltucs pronte a firmare. Cgil, tensione fra Caramelle e Ianeselli. Oggi si chiude
Svolta positiva nella vicenda del Sait. Nell’ultima fase di trattativa il consorzio ha attenuato la sua posizione, arrivando a concedere un abbassamento a 80 esuberi. A cui si aggiunge Federcoop che garantisce 20 ricollocazioni all’interno del sistema, nel giro di due anni. Si arriverebbe dunque a 60 licenziamenti, quasi la metà rispetto ai 116 annunciati nella procedura di mobilità. Uiltucs e Fisascat Cisl oggi (ultimo giorno utile) sono pronte a firmare. Filcams Cgil invece ancora non è convinta. Stamane le assemblee con i lavoratori, poi si decide.
TRENTO La zampata di Federcoop porta a ridurre a 60, dagli iniziali 116, gli esuberi del Sait. In particolare c’è l’impegno a «garantire 20 occasioni di occupazione» nelle quasi 500 cooperative del sistema. A patto che tutti i sindacati firmino l’accordo. Fisascat Cisl e Uiltucs ci stanno. Invece la Filcams Cgil ancora non vuole accettare. In questo senso va registrata una profonda divergenza di vedute fra il segretario Filcams Roland Caramelle e il segretario generale Franco Ianeselli: il «no» della categoria della Cgil può far saltare il salvataggio del posto di lavoro di circa la metà dei 116 esuberi dichiarati nella procedura di mobilità. Stamattina sono in programma, contemporaneamente, due assemblee, da una parte Cisl e Uil, dall’altra Cgil. Poi si andrà (forse) alla firma all’ora di pranzo.
I segretari Walter Largher (Uiltucs) e Lamberto Avanzo (Fisascat Cisl) sono pronti a sottoscrivere l’accordo, ora che finalmente si è mossa Federcoop. Ma già la proposta del Sait è stata smussata rispetto alla vigilia dell’incontro di ieri. In particolare, il consorzio è disposto a scendere a 90 licenziamenti rispetto agli originali 116, applicando criteri di scelta diversi rispetto a una proposta «che aveva al suo interno il 65% di criteri tecnico organizzativi», spiega Avanzo. Il compromesso è stato trovato su criteri per la scelta di chi esce: per il 25% legati all’anzianità; per il 25% legati ai carichi familiari; per il 25% relativi costi legati al livello; per il 25% criteri «soggettivi». Il Sait poi è disposto ad abbassare la quota ad 80 rivedendo gli accordi sulla produttività di chi rimane al lavoro, quindi mettendo mano al contratto integrativo. Si tratterebbe però di salire dalla gestione di 117 a 135 colli all’ora in un lasso di tempo di tre anni, con verifiche dall’esterno di esperti del Politecnico di Milano. Inoltre per gli incentivi all’esodo è stata messa in campo una cifra di 1,3 milioni di euro, con l’aggiunta di un importo per la formazione.
Alla quota 80 dichiarata dal Sait, Federcoop aggiunge la ricollocazione «garantita» di 20 lavoratori usciti dal consorzio, in un periodo di 24 mesi. È la prima volta che Federcoop scende in campo in questo modo e il presidente Mauro Fezzi dice: «Siamo intervenuti solo nella parte finale per non condizionare i rapporti fra azienda e parti sociali. Le misure potrebbero poi diventare strutturali, con la costituzione di un Fondo per gestire le situazioni di difficoltà». Se i dimagrimenti nel mondo del credito sono gestiti, infatti, dal Fondo esuberi più il Focc, gli altri settori non hanno un salvagente di questo tipo, che Via Segantini vuole rendere per il futuro strutturale.
L’interventi di Federcoop avviene assieme a Promocoop e a Cooperazione Salute. Ci saranno incentivi alle aziende che assumono i fuoriusciti da Sait; inoltre si sosterranno economicamente e con servizi di supporto amministrativo iniziative di auto-imprenditorialità cooperativa promossi dai lavoratori. Verrà coperta infine la sanità integrativa anche nel periodo di Naspi.
Fezzi ha dichiarato: «Auspichiamo che dopo la giornata di trattative ci possa essere una riflessione positiva in vista dell’appuntamento conclusivo. Sarebbe una vittoria di tutti, sindacati dei lavoratori compresi, che porterebbe ad una significativa riduzione del numero di esuberi annunciati dal Consorzio».
La palla è in mano ai sindacati. Largher, pensando alla Cgil che ha fatto mettere a verbale il suo giudizio critico su tutti i punti, avviandosi a rifiutare l’accordo, si chiede «cosa succederà in assemblea. Il punto di caduta immaginato dai confederali era 80, qui siamo arrivati a 60, e ricordiamoci che il primo annuncio era stato di 135 licenziati. Vedremo cosa diranno i lavoratori, compresi quelli iscritti alla Filcams». La verbalizzazione dell’avversione di Caramelle a firmare ha fatto molto arrabbiare Ianeselli. Non sfugge a nessuno la portata simbolica di questa vertenza. C’è da dire che gli iscritti Filcams sono coloro che in questi mesi si cassa integrazione straordinaria (che termina in aprile 2018, quando ci saranno i licenziamenti) sono rimasti a casa e che si aspettano di essere licenziati definitivamente. Quindi la tentazione è di far saltare l’accordo e restare sui 116 esuberi, insomma «muoia Sansone con tutti i Filistei», anche se non è detto che saranno loro ad essere tagliati. Altri sono convinti che Federcoop e Sait saranno lo stesso solidali con i lavoratori, pur con un accordo separato. Ma è tutto da vedere.