L’EQUILIBRIO DEL CONFINE
Senza mettere in campo un’identificazione adesiva come avrebbe detto Donald Meltzer, il distacco equilibrato (emotivamente e politicamente parlando) espresso da Arno Kompatscher, presidente dell’Alto Adige Südtirol, verso i profondi cambiamenti politici in atto in Austria merita attenzione per una terra di confine come la nostra. Nel commentare l’annuncio che Vienna potrebbe concedere ai sudtirolesi la cittadinanza austriaca e il doppio passaporto, il presidente prima spiega che il tema gli sembra «più che altro simbolico» e poi manda un messaggio a Kurz: «Gli ottimi risultati raggiunti al Brennero — afferma — sono nati grazie alla collaborazione transfrontaliera su un tema sensibile come i flussi migratori. Sono convinto che l’Austria continuerà nel praticare la politica che unisce e non quella che divide».
Di questi tempi, in cui esponenti politici xenofobi di alcuni Paesi europei si sono incontrati per ribadire la propria chiusura con linguaggi pericolosi, e mentre l’Austria assegna tre ministeri importanti — tra i quali gli Interni e la Difesa — a esponenti della destra estrema, l’equilibrio e gli auspici di Kompatscher fanno ben sperare nella buona gestione dei conflitti. Laddove si paventano antagonismi di religione e di valori, che nella maggior parte dei casi mascherano interessi economici ed egoismi esasperati, si propone l’importanza di un ruolo di cerniera per i governi delle comunità situate al punto di incontro geografico, politico e culturale tra nord e sud del Mediterraneo, in una delle aree più critiche e più importanti per lo sviluppo di una coscienza europea. Del resto, la storia intera consegna a tali territori e alle loro comunità quella funzione. Mondi di passaggi e di attraversamenti, sia economici sia culturali, in una politica di apertura e dialogo possono oggi trovare un ruolo strategico e vantaggioso, evitando il rischio di divenire luoghi di scontro. Parlando allora una lingua chiara, il presidente si rivolge a tutti, pure alle componenti xenofobe o para-xenofobe locali. Rischia facendolo, ma manda un messaggio di fondamentale importanza. Nella posizione di attuale presidente della Regione, fornisce un’indicazione cruciale sulle modalità più opportune per gestire i conflitti del presente, non verso l’antagonismo e la chiusura, ma verso il dialogo e l’apertura, per noi che viviamo nell’epoca planetaria, prima ancora che nelle regioni d’Europa.