La provocazione è un ritorno al passato
Basta con l’ipocrisia. Che il giovane neopresidente austriaco Kurz dichiari di non aver intenzione di uscire dall’Unione Europea è tutt’altro che una garanzia. Il suo governo, aperto agli estremisti della destra revanscista, rivendica un ritorno di pieni poteri agli Stati nazionali. Un’Europa di nazioni sovrane significa la liquidazione della stessa Unione Europea. E la storia ci insegna che il ritorno dei nazionalismi, anche nel vecchio Continente è l’anticamera di conflitti dagli esiti imprevedibili.
Sulle ceneri del disastro umano della seconda guerra mondiale e la sconfitta del nazifascismo è nata la speranza e la volontà di realizzare progressivamente il sogno di una Comunità europea unita e democratica. Una Comunità sovranazionale senza confini, con pieni poteri democraticamente esercitati con il voto e la partecipazione dei cittadini europei. Si pensava che dopo la tragedia della guerra e oltre 70 anni di pace i popoli europei fossero vaccinati dal virus del razzismo, dell’antisemitismo, del populismo antisistema che alimenta la nuova galassia del nazifascismo. Ci siamo sbagliati. Oggi tutto ciò è una vera minaccia per l’Europa democratica e la stessa esistenza della Ue.
Alla Brexit della Gran Bretagna e ai governi variamente di estrema destra dell’Europa dell’Est, oggi si aggiunge anche la centrale e cattolicissima Austria. Il mio non vuole essere un sentimento e una visione pessimista e rassegnata, ma un appello a tutte le forze democratiche ed europeiste a reagire, subito, a unirsi e combattere con la migliore energia culturale e politica per far uscire l’Unione Europea dalla crisi e l’immobilità che l’attanaglia. L’appello al popolo europeo deve essere chiaro. Bisogna distinguere fra chi per i propri figli e le nuove generazioni vuole costruire un futuro di pace, democrazia e di progresso sociale con la realizzazione degli Stati Uniti d’Europa, e chi invece vuole trascinare tutti nella retorica squallida e pericolosa dei vecchi e nuovi nazionalismi.
Questo dovrebbe essere un tema centrale anche della prossima campagna elettorale italiana. Che sia chiaro a tutti chi sta dalla parte dell’Unione Europea e chi invece si schiera per il suo svuotamento e la sua autodistruzione. Una scelta di campo politica netta per ridare un collante comune alla stessa sinistra democratica e progressista in una nuova cornice culturale allargata e ulivista.
In tale scenario la mossa del presidente Kurz per riconoscere ai sudtirolesi altoatesini il passaporto austriaco appare come una provocazione inaccettabile. Ha ragione il presidente Kompatscher che, al di là dell’effetto emotivo, l’unica prospettiva è «il passaporto europeo». Questo dovrebbe essere l’obiettivo principale da conquistare. Se dobbiamo misurarci con proposte alternative e positive, condivido pienamente la proposta di Lorenzo Dellai. L’idea del riconoscimento di una cittadinanza incrociata italo-austriaca alle popolazioni dell’Euregio (Tirolo, Alto Adige Südtirol, Trentino). Un riconoscimento aggiuntivo e non sostitutivo di quelli nazionali. Un accordo fra Italia e Austria, con il sostegno dell’Unione Europea, inteso come evoluzione dell’accordo di Parigi e della stessa Euregio. Euregio non solo come laboratorio della collaborazione transfrontaliera, ma come entità territoriale di un ambito regionale transnazionale simbolo e modello della nuova Europa che vogliamo consegnare a queste e alle nuove generazioni.