Zeni: «Malaria, procedure regolari L’unica ipotesi è l’errore umano»
L’assessore difende l’ospedale. Da chiarire la tragica svista: «Ignoriamo quando»
TRENTO «Dalle verifiche che abbiamo eseguito non emerge alcuna falla nelle procedure, e visto che si sta andando verso l’esclusione del contagio da zanzara, vuol dire che potrebbe essersi verificato un qualche errore umano». L’obiettivo è chiarire cosa sia avvenuto fra il 16 e il 21 agosto scorso al Santa Chiara. Come sia potuto succedere che Sofia Zago, la bambina di 4 anni morta per le conseguenze di una grave forma di malaria il 4 settembre, sia stata contagiata. Arrivare alla verità è «la speranza di tutti», ribadisce ancora una volta l’assessore provinciale Luca Zeni, ma non è detto che ci si riesca.
Che si tratti di quelle dell’azienda sanitaria o di quelle condotte dalla Procura, le indagini in corso procedono incrociando elementi tecnici e dati di laboratorio con ricostruzioni storiche, valutazioni certificate e testimonianze. Per quanto riguarda gli approfondimenti interni, la relazione eseguita per l’azienda sanitaria dal professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico delle malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, chiarirebbe che le procedure eseguite al nosocomio trentino non avrebbero falle, come chiarisce Zeni e come aveva sottolineato anche giovedì il direttore dell’Apss Paolo Bordon. Tuttavia la perizia dell’Istituto superiore di sanità e quella degli esperti del Centro malattie tropicali di Negrar incaricati dalla Procura concorderebbero sul fatto che il contagio di Sofia sarebbe avvenuto al Santa Chiara, che il ceppo di malaria della bimba sarebbe lo stesso di una delle bambine ricoverate con lei e da poco rientrare dal Burkina Faso, ed infine entrambe escluderebbero come vettore una zanzara.
Questa serie di elementi farebbe quindi prendere corpo all’ipotesi dell’errore umano. «Se c’è stato, si dev’essere trattato di un errore marchiano» aveva dichiarato un mese fa il procuratore capo di Trento Marco Gallina, e lo stesso ribadisce Zeni. «Essendo le procedure corrette, se è stato commesso un errore dovrebbe essere stato grossolano» dice l’assessore, aggiungendo inoltre che «però noi non l’abbiamo riscontrato, non siamo riusciti a capire quando potrebbe essere stato commesso». Alcuni spunti per possibili approfondimenti alle indagini in questo senso, aveva spiegato giovedì Gallina, sarebbero però contenuti proprio nella relazione consegnatagli quella mattina dagli esperti veronesi.