«Mobilità sostenibile, le legge è inattuata»
Le critiche del comitato promotore della legge popolare: «Troppe carenze»
TRENTO Un impegno disatteso dall’amministrazione provinciale. Così riassume la sorte della legge sulla mobilità sostenibile in Trentino il Comitato promotore del ddl di iniziativa popolare che lo scorso giugno è stata proposta e votata in consiglio provinciale.
Da allora, denuncia la prima firmataria Antonella Valer, non è stato fatto nulla. «Tre sono le maggiori mancanze dell’applicazione attuativa. La legge prevede un piano della mobilità provinciale partecipato, ma la chiamata ai cittadini non è mai arrivata. Nel testo era prevista la figura di un “mobility manager”, da nominare tra i dipendenti provinciali, che non è ancora stato designato. La legge prevedeva inoltre un “Osservatorio della mobilità” che nella nostra proposta doveva essere composto dai diretti utenti del servizio. Tale proposta è stata cassata dal Consiglio, che ha preferito l’ipotesi di un osservatorio composto da esponenti istituzionali, ma che nei fatti non è mai stato nominato». L’obiettivo del Comitato è quello ridurre l’uso di macchine private in Trentino e per farlo si è posto degli obiettivi ambiziosi: la quota di spostamenti in mobilità sostenibile dovrebbe arrivare al 40% per il 2020 e al 50% entro il 2025. «Ci sentiamo responsabili nei confronti dei 3.800 firmatari del ddl che vedono così disattese le loro richieste» continua. Anche l’approvazione del Piano provinciale per la mobilità elettrica, approvato a fine settembre e in atto dal 1 novembre, non incontra l’approvazione dei rappresentanti del Comitato. «È la dimostrazione che il paradigma del primato dell’automobile è ancora valido per l’amministrazione. La mobilità elettrica risolve parzialmente il problema dell’inquinamento, ma in termini di congestione del traffico e suolo occupato da infrastrutture dedicate al transito e alla sosta dei veicoli nulla viene risolto. Meglio un autobus euro 0 che 50 macchine euro 6» chiarisce Ezio Viglietti, uno dei promotori.
Altro tema caldo la proposta di istituire la cosiddetta “tariffa zero”, rendendo il servizio di trasporto pubblico gratuito e compreso nella tassazione. Nel corso della fiera «Fa’ la cosa giusta» del 2016 un sondaggio proposto dal Comitato ha visto l’84% degli intervistati esprimere parere favorevole a tale proposta. In consiglio provinciale l’ipotesi è stata scartata con due riflessioni contraddittorie tra di loro: non sarebbe di incentivo al trasporto e favorirebbe un uso eccessivo dei mezzi pubblici che Trentino Trasporti non sarebbe in grado di sostenere.
Circa un mese fa sono stati inaugurati 54 bus extraurbani euro 6 diesel e 14 urbani euro 6 a metano, facenti parte del piano provinciale triennale 2015-2017 di rinnovo della flotta che prevedeva un investimento di circa 30 milioni di euro. Per il triennio 2018-2020 il piano di trasporto pubblico locale si aggirerà intorno ai 20 milioni e prevede il potenziamento della frequenza delle corse, soprattutto nelle località non raggiunte dal trasporto su rotaia, e l’assunzione di nuovo personale.