Sparkasse, espansione verso Trento
Calabrò: «L’obiettivo è crescere del 10%». Selezionato un responsabile per le aziende
«Il Trentino è il nostro sbocco naturale». Ad affermarlo è il direttore di Sparkasse Nicola Calabrò, immaginando un’espansione a Sud sul mercato delle piccole aziende, potenzialmente lasciato scoperto dai colossi Intesa Sanpaolo e Unicredit, mentre sta cambiando pure l’approccio del credito cooperativo. Il direttore prevede una crescita del 10% in Trentino e sta rafforzando il management. Il bilancio chiuderà con un utile sopra i 14 milioni.
TRENTO In provincia di Trento il panorama bancario è in forte evoluzione, come notano Bankitalia, associazioni di categoria e Confidi. In particolare la creazione del gruppo nazionale del Credito cooperativo di Ccb, accanto alla «vocazione» degli altri due colossi Intesa Sanpaolo e Unicredit, sta lasciando scoperto il segmento delle piccole aziende. Un terreno di conquista per le uniche due banche regionali che hanno facoltà di muoversi oltre i confini altoatesini (mentre le Raiffeisen devono restare in provincia di Bolzano), cioè Cassa di Risparmio di Bolzano e Volksbank? Nicola Calabrò, ex direttore di Banca di Trento e Bolzano e ora ad e direttore di Sparkasse, in fase di rilancio dopo le difficoltà degli anni scorsi, è sicuro: «Il Trentino è il nostro sbocco naturale».
Dottor Calabrò, è immaginabile un aumento del vostro impegno in Trentino?
«Dopo la provincia di Bolzano, il Trentino è il nostro sbocco naturale, è un territorio strategico. Due settimane fa abbiamo avviato la selezione di un nuovo responsabile per l’area imprese a Trento, dobbiamo rinforzare il management. Ci serve una persona del territorio, che conosca il tessuto economico, per un rinforzo sul lato commerciale. Ci crediamo».
Ultimamente sta emergendo in Trentino la difficoltà, da parte delle piccole imprese, di trovare sostegno bancario.
«Questo è un tema oggetto di confronto. All’inizio di dicembre la Provincia ha promosso un incontro del Tavolo del credito, assieme ad associazioni di categoria e Confidi. Fra gli esponenti del mondo bancario eravamo una ventina. Io in quella occasione ho sottolineato che tutti gli istituti hanno un gran bisogno di fare impieghi».
Ma le risorse ai piccoli non arrivano, a quanto pare.
«Nel 2011 c’era una stretta del credito e poche risorse, fatto che ha generato una maggiore selettività. Oggi invece le banche sono inondate di liquidità, la Bce dà risorse quasi illimitate, quindi c’è la caccia a fare impieghi. Con tassi mai visti, bassissimi, ai clienti buoni».
Ma non tutti sono clienti buoni.
«C’è un problema di merito di credito. Quando il cliente va in difficoltà, tutti scappano. Nel mio intervento ho spiegato che la voglia di fare credito c’è, ma la situazione è cambiata, il mercato è più maturo. Se le aziende sono sottocapitalizzate, non si fa business. Senza sostenibilità le banche non ci stanno, hanno già pagato la lezione».
Ma allora una Pmi, ad esempio artigiana, che deve fare?
«Gli artigiani si devo aggregare, presentarsi alla banca in maniera più solida. Gli utili bisogna imparare a lasciarli in azienda. Le associazioni di categoria devono aiutare i piccoli a comprendere le nuove regole del gioco. C’è una norma semplice e di base: i soldi della banca devono essere affiancati a quelli del titolare. Gli eccessi degli anni Duemila, quando si finanziava al 100% e poi se andava male era solo danno della banca, non ci sono più. Adesso occorrono due elementi: la sostenibilità, cioè vedere se il business ha veramente un futuro, e il corretto equilibrio fra risorse dell’imprenditore e della banca».
Direttore, voi quante sedi avete in Trentino?
«Dieci filiali, dal Garda alla Rotaliana. Il budget dei prossimi due-tre anni prevede una crescita complessiva in Trentino del 10%. I finanziamenti alle imprese valgono 400 milioni, anche in questo caso prevediamo un +10%».
Vi state muovendo per contattare le imprese?
«Abbiamo appena stretto un accordo con Confindustria, per le imprese medio grandi. Abbiamo rilanciato la nostra disponibilità. Il punto è che l’imprenditore deve capire che cosa significa sostenibile. Insomma, occorre educare le aziende a capire come ragiona la banca».
A livello geografico puntate solo sul Trentino?
«Oltre a Bolzano il nostro piano triennale considera Trento, Belluno e Verona. Consideriamo comunque sufficiente il numero di filiali. L’attività è in aumento, per esempio il risparmio delle famiglie in Trentino nel 2017 dà un +20%».
Siamo alla fine dell’anno, come contate di chiudere?
«La semestrale ha fatto segnare un utile di 9 milioni, si conferma la previsione fatta a suo tempo di una chiusura con un utile superiore ai 14 milioni. Un anno positivo, più sostenibilità della banca e meno rischi. Per il futuro puntiamo sia sull’innovazione tecnologica, con l’introduzione dell’Apple pay (il cliente paga direttamente con il cellulare Apple, digitalizza la carta di credito) , sia sul punto di riferimento tradizionale rappresentato dalla spazio fisico, per cu stiamo inaugurando nuovi concept di filiale. Adesso ne abbiamo 105, non ne chiuderemo altre».
Si parla insistentemente di regole sempre più stringenti sulla gestione del credito deteriorato. Siete preoccupati?
«Ci siamo lasciati alle spalle i periodi in cui avevamo Npl oltre il 20%. Ora sono sotto il 15%. Se entreranno in vigore nuove regole, gestiremo i cambiamenti, siamo attrezzati. Non ci cambierà la vita».
Prestiti «In questa fase gli istituti sono inondati di liquidità quindi c’è la caccia a fare impieghi»