Profugo folgorato sopra il treno La Procura vuole fare chiarezza
I sindacati: Brennero, morte annunciata. I volontari: già sei vittime
L’allarme Gli agenti hanno scoperto il cadavere sul container
BOLZANO È stato identificato il giovane profugo trovato cadavere alla vigilia di Natale sul tetto di un treno merci fermo al Brennero. L’uomo si era alzato in piedi, sul tetto del container, ed aveva toccato la linea elettrica, morendo sul morto sul colpo, folgorato dalla scarica elettrica. Il cadavere è stato recuperato e identificato, grazie alle impronte digitali. Si tratta di un marocchino di 28 anni, richiedente asilo, da due anni in Italia. Era sbarcato in Sicilia due anni fa ed aveva presentato domanda di asilo, ma non in Trentino Alto Adige, dove non risultava essere mai transitato. La Procura ha aperto un’indagine: la dinamica accidentale sembra essere accertata, ma resta da chiarire se il profugo fosse da solo e dove volesse andare. Il ritrovamento del cadavere era avvenuto domenica al Brennero, dove un treno merci partito da Verona e diretto in Austria era bloccato in stazione, da un giorno, a causa dell’interruzione della linea in Tirolo. Nel corso di un controllo di routine gli agenti di polizia avevano notato prima uno squarcio nel telone di un container, segno evidente che uno o più migranti erano saliti su quel vagone. I poliziotti erano poi saliti sulla torre della stazione ed avevano così fatto la macabra scoperta: solo dall’alto, infatti, era visibile il corpo senza vita del giovane marocchino. Inutile ogni tentativo di soccorso: l’uomo era morto, probabilmente da molte ore. In base alla ricostruzione della dinamica, effettuata dalla polizia, il profugo si era alzato in piedi, sul tetto del vagone, avvicinandosi troppo ai cavi dell’alta tensione senza accorgersi del pericolo: investito da una scarica elettrica violentissima, era morto folgorato. Le condizioni di ritrovamento del cadavere, carbonizzato e senza documenti, non avevano con sentito inizialmente una sua identificazione. La salma è stata trasportata all’ospedale di Vipiteno. Attraverso l’analisi delle impronte digitali, il profugo è stato poi riconosciuto. «Si tratta di una tragedia annunciata» scrivono in un comunicato congiunto Mario Deriu e Fulvio Coslovi, segretari provinciali dei sindacati di polizia Siulp e Coisp. «Un morto che purtroppo dimostra che non esiste una strategia politica nella gestione dei flussi migratori, dove i primi e gli ultimi a vedere queste persone vive siamo noi poliziotti. Pochi, sempre e comunque, troppo pochi per potere qualcosa di più di quanto stiamo facendo. Ci si renderà conto questa volta che gli uffici di polizia del Brennero non sono l’ultimo sperduto posto di confine? Sette agenti alla Polfer ed una manciata di uomini al commissariato — scrivono i sindacalisti — da soli scoprono e gestiscono tragedie umane che si ripropongono senza che sia nemmeno stato dato corso all’istituzione formale di un posto di polizia scientifica e ad un rinforzo degli organici».
Rattristati dalla tragedia anche i volontari che si occupano di assistenza ai profughi, come Karin Cirimbelli, dell’associazione Sos Bozen, che ricorda: «Sulla linea del Brennero sono già morti sei profughi negli ultimi anni».