Corriere del Trentino

La famiglia di Mollaro non sapeva

Nell’abitazione una famiglia di sei persone

- di Linda Pisani

TRENTO La follia è scattata nei confronti di quella famiglia che gli aveva portato via la casa all’asta. Loro — un nucleo familiare di sei persone formato da mamma, papà, due figli e gli anziani genitori — ignari dell’imminente minaccia, se ne stavano tranquilla­mente nella loro abitazione a Mollaro di Taio.

Probabilme­nte neanche ci pensavano a quell’acquisto, alla casa di Ivan Hörmann a Mezzolomba­rdo. Invece lui si è preparato con tutte le armi che aveva e si è presentato davanti alla loro abitazione. Ad aspettarlo, però, Hörmann ha trovato i carabinier­i della compagnia di Cles che già allertati, dopo i gravi fatti di Caldonazzo, erano andati a Mollaro per verificare la situazione.

Nessun allarmismo, nessun approccio che facesse intendere la tensione. Un semplice controllo, così almeno hanno creduto gli ignari bersagli di Hörmann.

La famiglia non si è resa conto del pericolo che ha corso, di quello che sarebbe potuto accadere, finché non gli è stato raccontato. Ma gli uomini dell’Arma erano allertati e pronti ad intervenir­e e cosi è accaduto.

Hanno dovuto affrontare una persona in chiaro stato confusiona­le, in difficoltà psicologic­he e con evidenti disagi. Una persona definita da molti disperata. Solo la preparazio­ne e la prontezza dei carabinier­i hanno evitato il peggio. Come solo davanti alla television­e o al cinema si è abituati a vedere, i carabinier­i hanno fermato l’uomo che sapevano armato, un uomo pronto a uccidere o a uccidersi. Gli hanno fatto fermare l’auto, gli hanno detto di togliere le chiavi dal cruscotto, hanno seguito un rigido protocollo e messo in atto abilità, esperienza, istinto e capacità di dialogo. Un dialogo serrato, durato pochi infiniti minuti. Un acuto scambio di battute, la capacità di riuscire a entrare nella testa di un uomo che già aveva sparato.

Ivan Hörmann è stato fatto scendere dall’auto, è stato disarmato e bloccato. Ora gli inquirenti dovranno ricostruir­e il quadro in cui è maturata la sua follia. Perché l’uomo era pronto a farsi giustizia da solo.

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Controllo I carabinier­i davanti allo studio della famiglia Pola a Caldonazzo. Anche loro vittime di Hörmann

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