«Pmi, occorre un fondo da 36 milioni»
Paissan (Confesercenti) lancia l’allarme sulla nuova stretta nel credito «Quando un’impresa chiede, la banca non apre nemmeno la pratica»
La piccole e micro imprese TRENTO del Trentino stanno andando incontro a un grave problema di penuria di credito. Per questo Mauro Paissan, vicepresidente di Confesercenti Trento, lancia una provocazione: «Occorre un fondo straordinario della durata di tre anni, da 36 milioni di euro, per permettere a Confidi Trentino imprese di erogare finanziamento diretto alle piccole realtà».
Il tema in questi giorni è stato affrontato a più riprese sul Corriere del Trentino. Banca d’Italia ne aveva parlato in autunno, poi Confidi Trentino imprese aveva puntato il dito contro un nuovo tipo di stretta creditizia. Lo ha esplicitato il direttore di Sparkasse, Nicola Calabrò: non è più un problema di mancanza di liquidità, le banche ne sono inondate. Il problema è il merito di credito e i parametri sempre più stringenti imposti da Bce e Bankitalia stessa. Se non c’è un capitale imprenditoriale all’altezza, niente business.
«Sicuramente c’è una parte dell’economia che ha ripreso a girare — afferma Paissan — e si tratta soprattutto delle realtà che riescono a lavorare con l’estero. Ma chi non fa export, vale a dire piccola e micro impresa, le partite Iva, imprese che pesano di meno ma che comunque hanno un ruolo fondamentale nel tessuto economico, rischiano di restare indietro inesorabilmente». «Sono sempre più in difficoltà a richiedere finanziamenti, ma anche a rinnovare quelli che hanno in essere — continua il vicepresidente —. La cosa risulta evidente dall’osservatorio di Confidi Trentino imprese (di cui Paissan è consigliere,
ndr). Parlo di 36 milioni di euro, prendendo a riferimento il fondo straordinario della Provincia da 12 milioni di euro e moltiplicandolo per un triennio, periodo entro cui contiamo che la situazione si stabilizzi».
Le risorse aggiuntive dovrebbero sostenere un maggiore impegno di Confidi sul fronte del prestito diretto (attività collaterale rispetto a quella centrale delle garanzie sul credito). Confesercenti, come altre associazioni, ha chiesto a Piazza Dante di dare risorse e innalzare da 100.000 a 250.000 il tetto massimo degli affidamenti. «Spero che con gli Artigiani, l’Unione e gli Albergatori ci possa essere un allineamento, in modo da fare una proposta forte alle istituzioni locali» dice Paissan.
«Il fatto è che assistiamo a un arretramento sul credito. A prescindere dalle dichiarazioni, è chiaro che in filiale le banche non aprono nemmeno la pratica per il finanziamento alle imprese. Le Popolari non lo fanno, le Rurali nemmeno. Non è un’accusa a nessuno, si prende solamente atto che le banche non possono più fare questo tipo di credito, a causa di una quantità enorme di vincoli. Il problema è che, continuando così, l’effetto è un’ecatombe delle piccole realtà» osserva Paissan.
Che comunque non si nasconde la potenziale incompatibilità nascente da un impegno, a monte, da parte della Provincia. «Si tratta però di un’emergenza straordinaria, per questo serve un fondo straordinario — risponde —. Se un’impresa ha gran parte dei parametri in ordine, ma la sua dotazione non è completa, è giusto che si intervenga. In sostanza dobbiamo uscire da questa situazione paludosa. Ci vuole coraggio: se ci limitiamo a fare il nostro compitino e ad essere politically correct siamo finiti. Il problema va affrontato con strumenti straordinari».