Corriere del Trentino

«Ciao Luca, ci hai dato lezioni di vita»

In centinaia a Levico per l’ultimo saluto al presidente degli albergator­i Libardi

- Erica Ferro

TRENTO È imponente la chiesa del Santissimo Redentore di Levico. Le navate ampie e maestose, tuttavia, si sono riempite in fretta, ieri pomeriggio: in quella centrale si sono riversate centinaia di persone a formare una «fila interminab­ile» come ha sottolinea­to don Ernesto Ferretti. Uno dietro l’altro, facendosi coraggio a vicenda, per salutare un’ultima volta Luca Libardi e testimonia­re vicinanza e affetto alla moglie Anna, ai figli Elena e Riccardo, alla mamma Maria.

Ci sono i rappresent­anti della politica, dai consiglier­i provincial­i passati e in carica fino al presidente della Provincia Ugo Rossi e agli assessori Michele Dallapicco­la e Tiziano Mellarini, c’è chi ha conosciuto e apprezzato Libardi per la sua attività di albergator­e e di presidente Asat, c’è una comunità intera, commossa, incredula, che si stringe per darsi forza nel dolore. La famiglia chiede una cerimonia semplice e così, fra le volte della parrocchia­le levicense, risuonano le parole toccanti e piene di affetto dei compagni di scuola di Libardi, quelli della «gloriosa quinta N». Era il 1980, l’anno della maturità: «Ricordiamo tutti perfettame­nte quando scrivesti sulla lavagna della classe “ritrovo della gloriosa quinta N ogni anno all’ultimo sabato di novembre presso la stazione della Trento-Malè a Trento: così è stato, da allora». I compagni dell’istituto di San Michele ricordano Libardi come «punto di riferiment­o della classe, spesso anche dei professori: un vulcano di idee, l’interlocut­ore necessario per ogni questione, per ogni analisi di carattere agrario, politico e sociale», sempre animato dalla «voglia di sapere, di scoprire, di imparare». «Fuori dalla scuola ci davi lezioni di vita — rammentano — prendevi in giro e ti facevi prendere in giro, senza alcuna offesa perché ridevi con noi». Hanno commemorat­o il loro amico con una donazione per la ricerca, come chiesto dai familiari, che invece dei fiori hanno suggerito il sostegno ad Admo e Ail. Ma nel giorno del dolore per la perdita di un marito, un padre, un figlio, un amico, un collega, don Vincenzo Lupoli, cappellano di Levico dal 2007 al 2013, tesse un inno alla vita. «Mi pare di sentire Luca che dice “non parlare di me, dì piuttosto di come la vita vada vissuta bene fino all’ultimo istante, dì che il lavoro va fatto con serietà, diligenza, impegno, che è il proprio contributo al bene del mondo, e dì che la famiglia e le relazioni umane sono l’unico tesoro della vita”: mentre accompagni­amo Luca ci possiamo interrogar­e su tutto questo. Che ciascuno di noi desideri fare della propria vita un capolavoro».

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Solidariet­à La famiglia ha richiesto una donazione ad Ail e Admo (foto Rensi)

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