Welfare, le imprese voltano pagina
Salute, educazione, anziani, alimentari: ecco come i lavoratori investono i benefit
Anche il Trentino punta sul welfare aziendale, con vantaggi positivi per tutto il territorio. Lo conferma la rete creata da Confindustria Trento a marzo 2017, Welfare Trentino, a cui aderiscono 11 aziende con la possibilità per i dipendenti di usufruire di diversi servizi. Caso esempio, la Dalmec di Cles dove il 21% dei lavoratori converte il premio di produzione in flexible benefits, investendo in salute, educazione e beni di prima necessità.
TRENTO Segue la logica di integrare il salario dei dipendenti aziendali con beni o servizi, ed è orientato al miglioramento del benessere del lavoratore e del suo nucleo familiare, accrescendone il potere d’acquisto. Il welfare aziendale, programma a cui è associato un importante sgravo fiscale — sia per il dipendente che per l’impresa — sta prendendo piede anche in Trentino. Qui, a trarne il potenziale vantaggio, c’è un terzo soggetto: il territorio.
Se il lavoratore può consumare benefit da provider locali, la sua spesa genera ricadute positive sul territorio, che ne beneficia in termini di Pil. E infatti sempre più imprese provinciali, in rete, cercano un welfare che, soddisfacendo bisogni privati, riesca a soddisfare la collettività. Lo dimostra il caso di Confcommercio Trentino, affidatasi di recente alla piattaforma TreCuori per garantire servizi di welfare in grado di tradursi in opportunità per il territorio. E lo conferma Welfare Trentino, la rete messa in piedi da Confindustria di Trento a marzo 2017.
Welfare Trentino ha sì ereditato dalla società Willis Towers Watson — che gestisce la piattaforma online alla quale hanno accesso i dipendenti per scegliere i propri benefit — convenzioni con grossi partner, da Amazon ai fornitori di carburante. Ma non solo: «Come ReteImpresa siamo riusciti a stringere accordi con realtà dislocate su tutto il Trentino, come i supermercati Poli, consorzio Consolida e alcune cooperative», spiega Christian Dallago di Dalmec spa, una delle imprese che fanno parte del programma di welfare aziendale.
Ad oggi aderiscono alla rete 11 aziende trentine (Dalmec, Zobele, Cbe, Arcese Trasporti, Erikson, Gpi Group, Lizard Srl, Vetri speciali, Aquafil, Novartis, Sandoz Industrial Products) e una dodicesima è in fase di adesione. «Le aziende — spiega Andrea Marsonet, coordinatore del comitato di gestione del progetto — stanno portando avanti una fase d’indagine interna per definire i beni e servizi che verranno erogati da quando il welfare aziendale sarà attivo. Solo tre hanno già dato ai dipendenti l’accesso alla piattaforma per la scelta dei benefit».
Dalmec e Zobele, due delle tre, hanno registrato una percentuale media di adesione al piano di welfare aziendale del 30% (21% Dalmec, 36% Zobele). Non tutti i dipendenti, però, hanno convertito la totalità dell’integrativo in beni e servizi: di quel 36% di lavoratori Zobele, per esempio, solo il 63% ha optato per lo switch integrale in servizi.
Alcune aziende della rete avevano mosso passi nel mondo del welfare autonomamente prima ancora di aderire al percorso sperimentale di Confindustria, trovando formule per garantire ai propri dipendenti un ritorno diverso da quello monetario.
Arcese, per esempio, garantiva una retribuzione extra in competenze, offrendo come premio di risultato a giovani lavoratori meritevoli l’iscrizione a master per la formazione nel settore. Erikson, azienda con dipendenti per il 60% donne e di media 35 anni, organizzava un campo estivo per i figli dei dipendenti, facendo del welfare aziendale uno strumento per conciliare la vita lavorativa e privata delle madri.
Confindustria ha messo sotto un unico cappello diverse sensibilità e lavoratori diversi sopra un’unica piattaforma «che — spiega Marsonet — funziona come un sito di ecommerce: il budget erogato dall’impresa al dipendente, più o meno alto a seconda del premio di risultato, può essere speso in servizi a rimborso o spese a catalogo nelle sezioni: salute, assistenza, formazione, svago, shopping e casa».
Marsonet I nostri associati stanno portando avanti una fase d’indagine interna