Cantina Mori, il cda si dimette «Soci tutelati»
Nas, sigilli su 300 vasi vinari. Una vendita nel mirino. Nessun rischio per gli acconti
L’intero cda della cantina Mori Colli Zugna si è dimesso ieri mattina, a conclusione di una riunione con i vertici della Federazione. La decisione è stata assunta, come comunicato da Federcoop, «come atto di responsabilità nei confronti dei soci» e in seguito alla bufera che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di sette persone. Durante l’assemblea sarà in discussione il bilancio.
TRENTO «Il consiglio d’amministrazione ha rassegnato in blocco le dimissioni, come atto di responsabilità nei confronti dei soci in attesa dell’evolvere dell’inchiesta giudiziaria». La comunicazione della Federazione arriva nelle prime ore del pomeriggio, al termine di una riunione svoltasi nella sede di via Segantini alla quale hanno partecipato i consiglieri e il collegio sindacale della cantina, il direttore di Federcoop Alessandro Ceschi, il direttore della divisione vigilanza Enrico Cozzio, i funzionari Michele Girardi del servizio cooperative agricole, Francesca Tomasi e Maria Silvia Cadeddu del servizio legale.
Successivamente alla decisione del board, per il quale si è evitata la revoca, è stata inoltrata la richiesta di commissariamento alla Provincia in maniera ufficiale. «Nell’affermare la massima fiducia nell’operato della magistratura, il cda ha manifestato l’esigenza di affrontare una situazione straordinaria come questa con la gestione affidata a un soggetto terzo» si spiega poi in una nota, nella quale viene inoltre sottolineato che i due candidati alla presidenza, Francesco Moscatelli e Valter Gazzini, hanno condiviso tale scelta e rinunciato alla candidatura «per contribuire a rasserenare il clima». In ogni caso, prosegue la nota della Federazione, «la richiesta di commissariamento non vuole pregiudicare l’effettuazione dell’assemblea, che non si esprimerà sulla richiesta di sfiducia e sull’elezione degli organi, ma potrà approvare il bilancio, condizione necessaria per la liquidazione delle quote dei soci». Domani, infatti, è in programma l’assemblea nella quale verranno mostrati ai soci i conti della cantina. Si tratta di numeri molto positivi: la remunerazione, infatti, ha toccato i 124 euro al quintale. La bufera che ha travolto la cantina non avrà ripercussioni sul pagamento degli acconti, che verranno effettuati regolarmente.
Ieri, intanto, i carabinieri del Nas di Trento e gli ispettori dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) di San Michele all’Adige hanno proseguito la propria attività di indagine. A partire dalla mattina e fino a sera, i militari hanno raccolto dei campioni dalla cantina di Mori, circa trecento, ponendo poi i sigilli su tutti i rubinetti degli altrettanti vasi vinari dell’azienda. Sui campioni prelevati dai militari verranno eseguite delle analisi chimiche e isotopiche. Queste ultime saranno condotte dai laboratori dell’Icqrf di Catania, a cui vengono affidati i controlli a livello nazionale, e dovrebbero consentire di capire da quali tipologie di uve è stato ottenuto il vino prelevato, quindi anche se eventualmente la materia prima non fosse trentina. Sigilli sono stati posti anche sugli uffici, che dovrebbero però essere resi nuovamente disponibili a breve.
La prima ispezione del Nas è avvenuta lo scorso novembre, quando la Procura si mosse in autonomia in seguito alla notizia del licenziamento «per gravi irregolarità inventariali» del direttore Luciano Tranquillini. Una decisione che Federcoop assunse dopo il controllo della divisione Vigilanza avvenuto il primo agosto scorso. In quell’occasione, sarebbe stata certificata la presenza complessiva di circa 2.020 ettolitri d’acqua nelle botti che dovevano contenere il vino. Le verifiche disposte dalla Procura hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di sette persone: il presidente Paolo Saiani, l’ex direttore Tranquillini, l’enologo Enrico Malfatti, il vicepresidente Francesco Moscatelli, l’ex direttore Germano Faes, l’ex direttore della cantina Collis di Verona, Giancarlo Lechthaler, infine Rossana Ferrari, titolare di un’azienda di prodotti vitivinicoli veneta. Sotto la lente degli inquirenti vi sarebbe una delle operazioni di compravendita, tracciate dalle banche dati, avvenuta fra le aziende per un totale di circa 1.500 ettolitri di prodotto.
L’avvocato Mauro Bondi, difensore di Saiani, spiega di aver parlato con il presidente e di averlo sentito «sereno». «Sa di aver fatto le cose nella maniera giusta — spiega il legale — Valuteremo, capiremo e quindi spiegheremo la nostra posizione». In attesa di leggere le carte anche i difensori degli altri indagati, che al momento prendono tempo e preferiscono non commentare.