Accoglienza, mille richieste di aiuto
Senza fissa dimora, bilancio dello sportello dedicato. In arrivo fondi europei
Sono più di mille le persone senza dimora che ogni anno, dal 2014, hanno chiesto aiuto allo sportello unico a loro dedicato, che ha sede in via Endrici a Trento. Ieri, in Provincia, la firma dell’accordo tra enti coinvolti per ufficializzarne l’attività e migliorare la cooperazione. In dirittura d’arrivo, inoltre, dei fondi europei per ulteriori progetti sull’accoglienza di bassa soglia.
Ogni anno garantisce a oltre mille utenti in stato di emarginazione ascolto, attenzione e un aiuto per accedere ai servizi di bassa soglia presenti sul territorio. L’attività dello sportello unico per l’accoglienza delle persone senza dimora, nato alla fine del 2014 nell’ex sede Caritas di via Endrici a Trento, è stata ufficializzata ieri con un accordo volontario che punta a conferire sempre più solidità al servizio, sancendo la collaborazione tra i diversi soggetti in campo: a sottoscriverlo Provincia, Comune di Trento, Comune di Rovereto, Casa tridentina della Giovane, Punto d’Incontro, Villa Sant’Ignazio, Comunità solidale, Federazione degli organismi per persone senza fissa dimora, Atas, l’associazione provinciale aiuto sociale, Punto d’approdo, le onlus Trentinosolidale e Amici dei senzatetto. Nell’ultimo anno lo sportello, che è aperto al pubblico tutte le mattine per un’ora e mezza al giorno, ha fornito supporto a 1192 persone, dato in lieve calo rispetto al 2016 che corrisponderebbe alla diminuzione del lavoro stagionale per la raccolta di frutta. Quarantanovemila, invece, i pernottamenti garantiti tra le 10 strutture di Trento e le 2 di Rovereto. Si aspettano in media sei giorni, per accedere ad uno dei dormitori che, complessivamente, offrono 232 posti (105 disponibili tutto l’anno, 127 in più per la stagione invernale). Per l’assessore provinciale alle politiche sociali Luca Zeni, che ieri nella sede di via Gilli ha siglato l’accordo insieme a tutti gli enti coinvolti, «è la dimostrazione che il settore della bassa soglia è ben presidiato, e possiamo dare risposte tangibili al territorio».
La firma di ieri, però, rappresenta solo una parte dell’impegno nell’accoglienza di bassa soglia, perché vi sono diverse novità all’orizzonte, che andrebbero a cambiare radicalmente il tipo di offerta. È infatti ormai in dirittura d’arrivo un importante finanziamento europeo per un progetto, presentato lo scorso anno, che vede un doppio fronte: da un lato, infatti, c’è l’intenzione di potenziare il servizio diurno con la creazione di un centro. Dall’altro, si vuole puntare sull’«housing first»: l’utente, in sostanza, anziché effettuare i passaggi nelle diverse strutture viene direttamente inserito in un contesto abitativo autonomo, affiancato dall’operatore, che avrà il compito di creare intorno alla persona una rete di relazioni e assistenza il più solida possibile. Il progetto era stato presentato nel febbraio scorso, come spiega il direttore dell’ufficio politiche sociali della Provincia Roberto Pallanch, «ed è stato pre-approvato. Siamo in attesa che ci sia la stipula con il ministero per il via libera definitivo, ma ormai i tempi dovrebbero essere piuttosto brevi». Proprio sull’importanza dell’inserimento e dell’integrazione si sono soffermati l’assessora del Comune di Trento Maria Chiara Franzoia e il suo omologo alle politiche sociali del Comune di Rovereto Mauro Previdi. Quest’ultimo ha colto l’occasione, non nascondendo un riferimento anche alle recenti polemiche sul campo di Marco, per ricordare che «il punto non è dare da dormire o da mangiare alle persone. Non basta. L’accoglienza vera ci chiede di andare oltre e lavorare sull’integrazione e la valorizzazione di certe esperienze».
Lo chiedono, a gran voce, anche quegli utenti che, come racconta la presidente di Atas Sandra Aschieri, bussano alla porta di via Endrici «dopo essere usciti dal progetto di accoglienza per richiedenti asilo con un percorso positivo e l’accoglimento della domanda di protezione: faticano a trovare un lavoro o anche solo una casa in affitto, anche perché abbiamo notato che tanti proprietari sono diffidenti e restii soprattutto nei confronti di uomini soli. C’è ancora molto lavoro da fare su questo».
Previdi Occorre proseguire sull’integrazione, offrire un letto è poco Aschieri Richiedenti asilo, chi esce dal programma non trova lavoro