COSÌ LE MASSE RAFFORZARONO LE DITTATURE
La Giornata della Memoria non deve essere solo un’occasione per evocare fatti occorsi. Va sfruttata per capire le cause dell’odio.
Non si parla a sufficienza della questione della «valorizzazione del merito» dell’insegnante. Alla fine di quest’anno scolastico i dirigenti dovranno prendere in esame tutti i progetti che i docenti vorranno presentare e sottoporre alla valutazione. Poiché di valutazione si tratta. L’aspetto che impressiona nelle indicazioni provenienti dalla sovrintendenza è leggere, a ogni indicatore di valutazione, la dicitura «singolo docente». Che all’interno di un lavoro di team, da sempre incentivato (dipartimenti, programmazioni congiunte e quant’altro), venga valorizzato un solo docente è contraddittorio. Vorrei ricordare che la riuscita di singoli progetti è legata spesso a un lavoro silente di colleghi e colleghe che, in compresenza, contribuiscono alla gestione della classe; alla formazione di piccoli gruppi; alla preparazione del materiale e, perché no, anche alla cessione di alcune ore di lezione per consentire la realizzazione dello stesso progetto. Insomma, la valorizzazione e premiazione del merito dell’individuo è fuorviante rispetto alla reale natura del lavoro. Ci sarebbe inoltre da esaltare il personale di bidelleria che, soprattutto nella scuola primaria, si dà sempre un gran da fare per reperire materiale, raccogliere firme, fare fotocopie, ritagliare, telefonare e via dicendo. Anche loro contribuiscono al progetto. Che si fa dunque? Non crede che la premiazione dei progetti sia fuorviante anche rispetto a quello che è il vero mandato dei docenti, ovvero l’insegnamento, e che rispetto a esso tutti i progetti seppur lodevoli siano secondari? Infine, penso che la premiazione in denaro possa avere un senso se si partisse da una base retributiva e da un rinnovo contrattuale che parifichino gli insegnanti italiani a quelli europei. Al punto in cui invece stanno i docenti italiani, direi che il bonus è pura e semplice retorica populistica.