Fede e innovazione, indagine sul campo
Ventura: cresce l’ignoranza, il 20% degli italiani pensa che Gesù ha scritto la Bibbia
TRENTO Come sta cambiando la religione per effetto della rivoluzione scientifica e tecnologica? E come può, invece, contribuire alla scienza? Ancora, possono le religioni concorrere al rinnovamento della vita sociale, politica ed economica? E che impatto hanno sulla fede e sulle fedi le politiche di innovazione culturale? Trovare una risposta a questi interrogativi è la missione del Centro per le scienze religiose della Fondazione Bruno Kessler, adottata nel giugno del 2016 e alla quale è dedicato anche l’anno appena iniziato: le molteplici interazioni tra religione e innovazione nelle società contemporanee sono il fil rouge che lega tutti gli eventi in programma in via Santa Croce, dall’appuntamento dedicato al rapporto tra religione e videogiochi del 6 febbraio al convegno di chiusura, il 19 novembre, incentrato, non a caso, su «religione, potenziamento umano e intelligenza artificiale».
L’intelligenza artificiale, infatti, è il tema cui è dedicato il 2018 di Fbk: «È la nostra filosofia di lavoro — spiega il direttore del Centro Marco Ventura — sempre meno ci occupiamo di aspetti che riguardino solo un centro di ricerca, sempre di più perseguiamo uno spirito di unità d’azione all’interno della Fondazione». Ecco allora che la mission dell’istituto acquista nuovi significati: la sinergia non è solo fra studiosi, la ricerca mira a trasformarsi in azione e a collegare il territorio e la società globale. Per questo i ricercatori andranno nelle scuole, a Trento, Rovereto e Riva del Garda, con progetti sulla prevenzione dell’intolleranza e della discriminazione religiosa, ma anche a Washington in ottobre, per un convegno su religione e violenza, prosecuzione di un percorso iniziato a Trento lo scorso mese di ottobre e ospiteranno, a febbraio, tre studenti dell’università kazaka Al-Farabi di Almaty, che parteciperanno a seminari e workshop: «Si tratterà di un’occasione di conoscenza e scambio con rappresentanti di un’area molto delicata in materia di libertà religiosa — chiosa Ventura — l’auspicio è di allargare la partnership anche alla parte scientifica, per creare un ponte con questa parte del mondo in forte sviluppo». Sempre a febbraio, inoltre, il Centro presenterà al parlamento europeo il rapporto sulla libertà religiosa nel mondo che ha curato assieme alle università di Cambridge e del Lussemburgo.
Territorio, però, significa anche cittadini: per questo, accanto ai seminari scientifici in lingua inglese, sono previsti appuntamenti dedicati alla cittadinanza, in italiano e su argomenti attuali. Se ieri Massimo Leone, dell’università di Torino, si è soffermato su come i fedeli oggi immaginano e pensano la lingua di Dio e sui cambiamenti della parola propria del sacro nella comunicazione religiosa, il 6 febbraio Vincenzo Idone Cassone e Mattia Thibault, anch’essi ricercatori dell’ateneo piemontese, metteranno in luce gli intrecci che legano l’universo religioso a quello videoludico, aprendo lo sguardo sulle implicazioni innovative che questo intreccio porta con sé.
«Siamo un centro che vuole coinvolgere i cittadini, cercando di creare un ponte tra la nostra ricerca e quello che le persone vogliono apprendere» chiosa Ventura. Ma l’obiettivo è anche un altro: «Rispondere al bisogno di conoscere la religione nella sua multiformità e trasformazione — aggiunge il direttore — scoprirne le sperimentazioni di innovazione». Come quella che prenderà vita a Berlino, dove lunedì sarà inaugurato un padiglione del primo edificio al mondo che a partire dal 2020 ospiterà contemporaneamente una chiesa, una sinagoga e una moschea. «Non siamo direttamente coinvolti, ma l’esperienza ci interessa molto» chiarisce Ventura. Necessità di sperimentare qualcosa di nuovo dunque, ma anche esigenza di rispondere a un sempre crescente analfabetismo religioso: «Secondo una recente ricerca per il 20% degli italiani è stato Gesù a scrivere la Bibbia — conclude Ventura — mentre soltanto un terzo sa chi abbia scritto i Vangeli. Il 60%, infine, non sa che è stato Martin Lutero a iniziare la Riforma».