L’Europa post hitleriana di Simone Weil Tommasi indaga una figura scomoda
Oggi a Rovereto l’incontro sulla filosofa che criticava l’ebraismo
figura po’ scomoda, ebrea, ma ostile nei confronti dell’ebraismo. Una critica che muove agli ebrei è quella di essersi considerati il popolo eletto da Dio, prospettiva che lei valuta come una forma di idolatria del popolo stesso». Con questo sguardo Wanda Tommasi, docente di storia della filosofia all’Università di Verona, introduce Simone Weil. «Un’altra idea di Europa», il tema su cui interverrà oggi alle 17.15 presso la sala della Fondazione Caritro di Rovereto, piazza Rosmini. Tra gli scritti di Tommasi sulla filosofa francese ricordiamo «Simone Weil: segni e simboli» e «Simone Weil. Esperienza religiosa, esperienza femminile».
Nell’incontro, organizzato dalla Casa delle Donne di Rovereto, Tommasi approfondirà la figura e l’opera di Weil (Parigi, 1909 – Ashford 1943), indagando in particolare il legame tra mistica e politica. Morta per malattia a soli trentaquattro anni, Weil ha lasciato moltissima documentazione sulle questioni più cruciali della condizione umana, a partire dalla sua vita di ebrea convertitasi al cristianesimo, di filosofa e di attivista politica. «Mi soffermerò soprattutto sull’ultima Simone Weil – specifica Tommasi – in particolare sugli scritti in cui delinea un futuro diverso per l’Europa e la Francia.
Intellettuale, professoressa di filosofia, ha condotto una vita esemplare scegliendo di lavorare in fabbrica come operaia per un anno. Si è battuta contro il franchismo nella guerra di Spagna, contro il nazismo dalla parte della resistenza francese. Quando ha espresso la sua critica al giudaismo è probabile non sapesse ancora dei campi di concentramento – osserva la docente – anche se la discriminazione contro gli ebrei aveva già toccato anche la sua famiglia. Da Parigi, infatti, erano dovuti scappare a Marsiglia, poi a New York, quindi a Londra».
Nella capitale londinese Weil entra a far parte di un’organizzazione per la resistenza francese in esilio. Progetta e vorrebbe partecipare a un corpo di infermiere per soccorrere i soldati al fronte, ma le viene assegnato il compito di leggere documenti provenienti dalla Francia occupata. «Attraverso questi scritti lei cerca di immaginare un futuro diverso dell’Europa dopo Hitler. I punti centrali del suo pensiero riguardano la necessità di un radicamento di ogni comunità, perché il processo di centralizzazione ha avuto come conseguenza la perdita delle radici culturali contadine e operaie».
L’altra questione riguarda la critica di Weil al diritto e alla cultura dei diritti, «cui antepone l’obbligo verso ogni essere umano di corrispondere ai bisogni del corpo – nutrimento, calore, un alloggio decente - e dell’anima. Considera importanti i diritti solo a livello intermedio perché dipendono dalla forza che si possiede per farli riconoscere».
Un altro aspetto fondamentale della sua estetica «è inerente al sacro, che per l’essere umano non coincide con la reputazione o il ruolo sociale, ma è qualcosa di impersonale che attiene all’aspirazione di ciascuno al bene. Una critica dunque a ogni personalismo» conclude Tommasi.
L’analisi Quando ha espresso la sua perplessità al giudaismo è probabile non sapesse dei campi di concentramento