UNA DEMOCRAZIA DEBILITATA
La definizione delle candidature per le elezioni politiche è un passaggio sempre delicato e complesso. Lo è ancor di più oggi perché i partiti sono strutture deboli che faticano a produrre sintesi politiche e sociali. D’altro canto, le ambizioni personali spesso travalicano i confini delle comunità di riferimento, alimentando contrasti e autoreferenzialità. Il progetto politico e l’orizzonte programmatico sembrano così ammassarsi sullo sfondo della competizione ridotti a elementi decorativi o poco più.
Nel centrosinistra autonomista la difficoltà di pervenire a una traduzione è l’esito di una regia fragile dove due dei tre segretari dei maggiori partiti (Franco Panizza per il Patt e Tiziano Mellarini per l’Upt) hanno sostanzialmente trattato la loro disponibilità e collocazione nel collegio gradito. Il coordinamento è stato inesistente anche perché i partiti hanno alla fine dovuto patteggiare internamente le proprie candidature (facendosi carico, come nel Pd, delle imposizioni nazionali), cercando compensazioni e adeguamenti a seconda degli umori di giornata. Con tinte persino puerili. Tutto ciò ha posto evidentemente in secondo piano la questione di quale rappresentanza offrire all’elettorato. È stato un dibattito autocentrato nel perimetro del ceto politico e di chi vota già — per dovere civile o per convenienza — da cui le masse confluite nell’astensionismo e i delusi non trarranno elementi di sostanziale novità. In regione la tenuta del centrosinistra autonomista con l’addizione della Svp è migliore che altrove — dove verrà misurata la crisi del renzismo — ma il problema della debilitazione democratica rimane intatto. Ed è sorprendentemente sottovalutato.
Nonostante si sia stabilito di scindere elezioni politiche e provinciali, forse per evitare di trascinare nella mischia la presidenza della Provincia, un intreccio tra le due prospettive si è comunque saldato. Se quella di Alessandro Olivi appare più una scelta psicologica che non il reale tentativo di rilanciare, la valutazione del deputato uscente ed ex governatore Lorenzo Dellai guardava anche all’autunno. Non per costruire un’alternativa personale alla presidenza Rossi, la cui posizione esce irrobustita dal sudoku elettorale, ma per gettare le basi di un controcanto che riequilibrasse i rapporti di forza e agisse come propulsore di consenso. Il riposizionamento non preclude la sfida, ma Rossi e il Patt sanno di poterla gestire in favore di vento.