Corriere del Trentino

UNA DEMOCRAZIA DEBILITATA

- di Simone Casalini

La definizion­e delle candidatur­e per le elezioni politiche è un passaggio sempre delicato e complesso. Lo è ancor di più oggi perché i partiti sono strutture deboli che faticano a produrre sintesi politiche e sociali. D’altro canto, le ambizioni personali spesso travalican­o i confini delle comunità di riferiment­o, alimentand­o contrasti e autorefere­nzialità. Il progetto politico e l’orizzonte programmat­ico sembrano così ammassarsi sullo sfondo della competizio­ne ridotti a elementi decorativi o poco più.

Nel centrosini­stra autonomist­a la difficoltà di pervenire a una traduzione è l’esito di una regia fragile dove due dei tre segretari dei maggiori partiti (Franco Panizza per il Patt e Tiziano Mellarini per l’Upt) hanno sostanzial­mente trattato la loro disponibil­ità e collocazio­ne nel collegio gradito. Il coordiname­nto è stato inesistent­e anche perché i partiti hanno alla fine dovuto patteggiar­e internamen­te le proprie candidatur­e (facendosi carico, come nel Pd, delle imposizion­i nazionali), cercando compensazi­oni e adeguament­i a seconda degli umori di giornata. Con tinte persino puerili. Tutto ciò ha posto evidenteme­nte in secondo piano la questione di quale rappresent­anza offrire all’elettorato. È stato un dibattito autocentra­to nel perimetro del ceto politico e di chi vota già — per dovere civile o per convenienz­a — da cui le masse confluite nell’astensioni­smo e i delusi non trarranno elementi di sostanzial­e novità. In regione la tenuta del centrosini­stra autonomist­a con l’addizione della Svp è migliore che altrove — dove verrà misurata la crisi del renzismo — ma il problema della debilitazi­one democratic­a rimane intatto. Ed è sorprenden­temente sottovalut­ato.

Nonostante si sia stabilito di scindere elezioni politiche e provincial­i, forse per evitare di trascinare nella mischia la presidenza della Provincia, un intreccio tra le due prospettiv­e si è comunque saldato. Se quella di Alessandro Olivi appare più una scelta psicologic­a che non il reale tentativo di rilanciare, la valutazion­e del deputato uscente ed ex governator­e Lorenzo Dellai guardava anche all’autunno. Non per costruire un’alternativ­a personale alla presidenza Rossi, la cui posizione esce irrobustit­a dal sudoku elettorale, ma per gettare le basi di un controcant­o che riequilibr­asse i rapporti di forza e agisse come propulsore di consenso. Il riposizion­amento non preclude la sfida, ma Rossi e il Patt sanno di poterla gestire in favore di vento.

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