La promessa di Caramaschi «Monumento ai prigionieri che soffrirono nel Lager»
Cerimonia con Tommasini e De Carlini al muro di via Resia Donatini: ogni gesto con matrice neofascista va condannato
Un monumento per BOLZANO ricordare tutte le persone che hanno trascorso un periodo di prigionia all’interno del lager di Bolzano. Desidera realizzarlo innanzi al muro di via Resia il sindaco Renzo Caramaschi, autore ieri mattina di un toccante discorso in occasione della deposizione delle corone d’alloro in via Resia per la Giornata della Memoria. Insieme a lui alla cerimonia hanno preso parte il vice presidente della giunta provinciale Christian Tommasini, il vice commissario vicario del Governo Francesca De Carlini e il presidente della locale sezione dell’Anpi Orfeo Donatini.
«La strada maestra che dobbiamo indicare ai giovani, memori della storia che oggi commemoriamo, si sustanzia della difesa della democrazia, di solidarietà, libertà e soprattutto di accoglienza» ha detto Donatini. Il numero uno dell’Anpi ha sottolineato come al giorno d’oggi il rispetto della Costituzione vada garantito «anche attraverso la denuncia e la condanna di ogni episodio, anche del più piccolo, di matrice neofascista. Qualsiasi gesto che si rifaccia a questo orizzonte di pensiero va perseguito con la massima fermezza».
Al rispetto dell’altro da noi, specialmente in un’epoca di grandi mutamenti sociali e di grandi migrazioni, ha fatto particolare riferimento il sindaco Caramaschi nel suo discorso. Alla cerimonia non hanno voluto mancare esponenti di tutte le forze politiche provinciali, dai Verdi con Florian Kronbichler, Laura Polonioli e l’assessora Maria Laura Lorenzini al Pd con la deputata uscente Maria Luisa Gnecchi e l’assessore comunale Sandro Repetto, dalla consigliera comunale Svp Judith Kofler Peintner all’Obmann dell’Heimatbund Roland Lang, che ha criticato il sindaco per aver parlato solo in italiano.
Il primo cittadino ha infatti preferito concentrarsi sui contenuti, puntando il dito contro i muri «che l’uomo erige quando si sente insicuro, per paura del confronto con l’altro. Un altro che però, alla fine, è invece del tutto uguale a noi». Proprio per mettere in guardia le generazioni presenti e future dai rischi della chiusura e degli steccati il sindaco ha ricordato di aver preso «un impegno come amministrazione: quello di realizzare proprio qui, davanti al muro del lager, un monumento recante tutti i nomi di coloro che sono passati per il campo di Bolzano, in molti casi senza speranza di sopravvivere».
Un pensiero all’«altro» rappresentato dai sinti lo ha riservato il vice presidente della giunta provinciale Tommasini, dopo la deposizione di una corona d’alloro alla targa che ricorda le vittime del lager appartenenti a questa etnia. «Il nostro impegno dev’essere quello di un ricordo attivo, nei confronti di una libertà e una democrazia che vanno coltivate giorno per giorno per proteggerci dalla minaccia dell’intolleranza e del razzismo» ha chiarito Tommasini, che ha poi passato la parola a Elisa Piacenza, volontaria de «La Strada» che quest’anno per la terza volta ha partecipato al viaggio degli studenti delle scuole bolzanine nei luoghi della memoria. Si è trattato — ha ricordato Piacenza — sempre di viaggi sconvolgenti, molto intensi dal punto di vista emotivo. La memoria è nelle mani di noi giovani: dobbiamo combattere perché gli errori del passato non si ripetano».
La cerimonia di commemorazione è poi proseguita con la deposizione di una corona al monumento di Manlio Longon al Cimitero Maggiore di Oltrisarco e al monumento alla deportazione di via Pacinotti. A Oltrisarco il sindaco Caramaschi ha incontrato Jole Berretta e Jole Ferrari, figlie rispettivamente di Adolfo e Erminio, morti nel lager di Mauthausen dove furono trasferiti il 1 febbraio del 1945 dal lager di Bolzano.