COMPROMESSO TRASPARENTE
Non più tardi di qualche settimana fa, la giunta provinciale ha presentato un disegno di legge per ridurre i tempi delle pratiche burocratiche almeno del 30%, annunciando percorsi più snelli per Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) e Valutazione d’impatto ambientale. L’altro ieri Mosè Ricci, professore di Progettazione architettonica e urbanistica, nonché regista dell’équipe per il nuovo Piano regolatore di Trento, nel respingere i malumori crescenti all’interno degli Ordini professionali per una certa flemma nell’andamento dei lavori, ha dichiarato: «Tutti vorremmo correre, ma non lo faremo. Ci sono tempi burocratici che vanno rispettati».
Da una parte la voglia di abbattere il muro delle carte; dall’altra la scelta, convinta, di rispettare i tempi burocratici. Una dicotomia che balza subito agli occhi; un paradosso che nello specifico segue un suo preciso percorso. L’ente pubblico, davanti alle storture create da un eccesso di burocrazia, vuole rendere la vita più semplice a imprese, professionisti, cittadini. Il professor Ricci, persona rigorosa e preparata, affonda invece il suo personale «elogio alla lentezza» in un ragionamento che ha una sua logica. Il docente dice: dobbiamo pensare alla città del futuro, quindi prendiamoci il tempo necessario per evitare errori. Tradotto: meglio evitare rischiose scorciatoie.
Come si vede le opzioni poggiano entrambe su basi solide. Quella di Ricci, però, va a cozzare con la posizione assunta dagli Ordini professionali; una posizione che rientra in una logica naturale e spinge verso una maggiore celerità nell’elaborazione del Piano regolatore. Anche architetti e ingegneri, dal loro punto di vista, hanno ragione, vogliosi come sono di agire. Doveroso rispetto delle regole, insomma, ma poi a briglia sciolta in nome di una progettazione meno ingessata e più flessibile.
L’idea di condividere assieme — Comune, università, Ordini professionali — lo sviluppo della città piuttosto che affidarsi alle mani del grande architetto rimane ancora oggi la strada migliore: il meccanismo però necessita di essere oliato. Il disagio va gestito e non silenziato. Un compromesso tra le parti non dovrebbe essere difficile da raggiungere senza recare danno al disegno finale — il nuovo Piano regolatore — che è poi la mission prioritaria di tutti i soggetti coinvolti. L’importante è giocare a carte scoperte, possibilmente su un solo tavolo.