Caso Schwazer, le provette richieste viaggiano verso i Ris tra le polemiche
Ieri la consegna al personale Wada. Momenti di tensione, poi l’accordo finale
BOLZANO I campioni contenenti l’urina di Alex Schwazer sono finalmente stati consegnati alla ditta incaricata da Wada per il trasporto al Ris di Parma, dove prossimamente si svolgerà il test, in forma peritale, per verificare eventuali manomissioni del materiale biologico.
Ieri i consulenti delle parti, con anche l’avvocato Gerhard Brandstätter, si sono trovati a Colonia per assistere, come espressamente indicato dal gip Walter Pelino, alla consegna del campione. Il passaggio, però, pare non sia stato semplicissimo: sembra infatti che, in prima battuta, il laboratorio non volesse far entrare il perito nominato dalla difesa del marciatore e la sua presenza è stata accettata solo dopo numerose insistenze. Un altro punto su cui pare ci sia stato un pesante scontro è la consegna del liquido contenuto nel campione B: a quanto risulta, infatti, il laboratorio in un primo momento avrebbe fatto trovare ai periti una boccetta in plastica già pronta e non sigillata contenente del materiale biologico, residuo del quantitativo prelevato nel 2016 per effettuare il secondo test. Una modalità assolutamente non condivisa sia dalla difesa di Schwazer che dal colonnello del Ris Giampietro Lago, perito — lo ricordiamo — incaricato dal tribunale di Bolzano.
Momenti concitati, anche perché nè l’avvocato Brandstätter nè tantomeno il colonnello Lago erano intenzionati a rientrare in Italia con un campione non conforme a quanto richiesto esplicitamente dal gip nella sua istanza. Alla fine, dopo aver palesato che la provetta non sarebbe stata accettata e dopo un’accesa discussione, il laboratorio ha ceduto e ha consegnato quanto richiesto. «Sono purtroppo emerse delle problematicità inaspettate», conferma amareggiato l’avvocato Brandstätter. «La questione del perito si è risolta quasi subito, invece sulla provetta non nascondo che si è rischiato un nuovo rinvio della consegna. Pur avendo fatto presente che è impensabile portare in un procedimento una provetta non sigillata, volevano darci un residuo del quantitativo prelevato nel 2016 e lasciato in un tubicino di plastica. Una circostanza inammissibile, e abbiamo dovuto fare la voce grossa», aggiunge il difensore dell’atleta.
Le provette sono state quindi prese in consegna da una ditta incaricata da Wada di effettuare il trasporto. Anche su questo punto, nei giorni scorsi, vi erano state diverse discussioni. Mentre tribunale, difesa e la stessa Wada erano infatti concordi nell’affidare il trasporto al Ris di Parma, la Iaaf ha avanzato la richiesta che fosse invece la Wada ad occuparsene. Quest’ultima ha dunque incaricato una ditta, che entro oggi farà arrivare i campioni al laboratorio di Parma.
Nelle prossime settimane, non appena verrà individuata una data ottimale per tutte le parti, si dovrebbero quindi finalmente svolgere i test, con formula di incidente probatorio. Una volta effettuati tutti gli esami del caso, i periti avranno un tempo prestabilito per depositare le relazioni, che verranno poi discusse in un’apposita udienza.
Il legale «Abbiamo spiegato che non avremmo accettato un residuo non sigillato e mal conservato»