Corriere del Trentino

Baby point assente

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Una mattina della scorsa settimana mi trovavo a Trento per effettuare delle commission­i con la mia bimba di quasi quattro mesi. A un certo punto, la piccola si è svegliata e ha iniziato a piangere. Ho cercato su internet un baby point, ma pare che a Trento non ce ne siano. Sapevo che negli uffici pubblici dovrebbe esserci uno spazio per allattare e così mi sono rivolta all’ufficio comunale per le relazioni con il pubblico. Ho chiesto all’impiegata di potermi mettere su una sedia in una saletta. La signora mi ha detto no, perché in quella saletta c’erano dei colleghi (risposta alquanto discutibil­e) e mi ha suggerito di recarmi nel palazzo di fronte, sede dell’ufficio per i servizi all’infanzia e all’educazione. Peccato che questo fosse in chiusura: un’altra impiegata, incrociata sulla porta d’ingresso, mi ha fatto intendere, molto gentilment­e, che non potevamo fermarci. Me ne sono andata perché in quel momento la mia priorità era di dar da mangiare alla piccola che stava piangendo. Avrei dovuto discutere e, soprattutt­o nel primo caso, avrei dovuto pretendere di potermi fermare qualche minuto in un ufficio pubblico aperto. Avrei dovuto fare e dire molte cose, ma me ne sono andata perché in quel momento la mia priorità era un’altra.

Reagisco ora. Discuto la mancanza in città di un luogo in cui potersi fermare ad allattare o a fare un cambio pannolino. Bisogna rivolgersi agli esercizi privati, bar o negozi, alcuni dei quali fortunatam­ente offrono uno spazio di alta qualità. Discuto soprattutt­o la decisione di un ufficio pubblico comunale di non offrire una simile possibilit­à, anzi, di rifiutare molto meno, cioè una sedia a una mamma per allattare la sua bimba qualche minuto. Diciamo che in questo caso le relazioni con il pubblico non sono state gestite nel migliore dei modi.

Grazia Passerini

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