L’omaggio a Sir Tate Il maestro Mariotti dirige con energia ed eleganza
Costretto ma non completamente ingabbiato dall’armatura della sua malattia, Sir Jeffrey Tate aveva scelto per una sua direzione della Haydn due sinfonie di Schubert e Brahms. Quella Settima e quella Quarta che gli avevano fatto battere il cuore. Quei concerti furono annullati per la scomparsa del maestro, consumata lo scorso primo giugno. E proprio ora, prima a Bolzano e ieri sera a Trento, quel programma è stato ripreso, confermato e finalmente proposto nel calendario della saison sinfonica Haydn: di Schubert la Sinfonia n. 7 in si minore, «Incompiuta» e di Brahms la Sinfonia n. 4 in mi minore, op. 98. Sul podio, Michele Mariotti. E la sua disponibilità nobile e affettuosa di dirigere quanto avrebbe diretto Sir Jeffrey si è confermata una delle decisioni più felici di questi mesi di concerti. A sancire omaggio a Tate e
corpus della «Incompiuta», Mariotti alla prima bolzanina ha cercato e trovato un silenzio assoluto in sala. E solo dopo ha iniziato ad interpretare, con la Haydn, uno Schubert certo romantico, certo «ribelle» ma al tempo stesso tormentato e spaesato.
Ampi ed eleganti i gesti del direttore, ormai a proprio completo agio che si tratti di sinfonie o si tratti di opera. E Schubert stesso è sembrato «entrare in ruolo», magari anche per omaggiare Sir Jeffrey, vigilando sulle interpretazioni dei più giovani della Haydn. L’energia e la straordinaria competenza schubertiana di Mariotti si sono imposte, in apparenza senza fatica. Lo stesso per la successiva pagina brahmsiana, per carità anch’essa romantica (che vuol dire anche uno specifico approccio interpretativo ed esecutivo) e sua volta complessa ma decisamente ben resa.
E comme il faut per le sinfonie cosiddette romantiche, le singole sezioni strumentali hanno ben reso da sole come quando han suonato tutte insieme. Per direttore e orchestra, certo una prova difficile, legata com’era al ripercorso di una vita (e di una carriera) come quella di Sirr Jeffrey, così vicino alla Haydn in momenti delicati del passato. A Bolzano battimano di affetto speciale «in memoriam» di Sir Jeffrey e di amorevole «grazie» verso il direttore che ha convinto e stregato.