«Aft, i medici siano disponibili e la Provincia investa risorse»
L’appello di Ioppi. Jörg (Fimmg): vogliono limitare la nostra libertà
C’è grande attesa, all’Ordine TRENTO dei medici, per il mutamento culturale e organizzativo che dovrebbe investire la medicina di famiglia. «Perché la sanità territoriale è il principale riferimento per il cittadino» sottolinea il presidente Marco Ioppi. Che al netto dei ritardi e delle complessità della trattativa per introdurre, anche in Trentino, le Aggregazioni funzionali territoriali e le Unità primarie di cure complesse previste dalla riforma Balduzzi del 2012
(Corriere del Trentino di ieri) lancia una sorta di appello: «Bisogna che i medici dimostrino buona volontà — afferma — e che le istituzioni non lesinino nelle risorse, se è questo il problema». A questo proposito il segretario generale della Cisl medici Nicola Paoli ricorda che «gli ulteriori tre milioni di euro stanziati dalla Provincia nell’ultimo bilancio sono a disposizione di tutta la medicina convenzionata, non solo di quella di base». E se il sindacato che ne rappresenta la maggioranza assoluta si dice d’accordo con la riorganizzazione, c’è un’altra sigla che l’impostazione di Azienda e assessorato non la condivide: «Ci sembra che la parte pubblica stia provando in tutti i modi a limitare al massimo la nostra libera professione» commenta Josef Jörg, segretario provinciale della Fimmg.
Sul ritardo che caratterizza il progetto di rivoluzione della medicina territoriale (Aft e Uccp sarebbero dovute essere 25 entro il primo gennaio 2017, ce n’è attualmente solo una) Ioppi non si sofferma: «Non partecipo alla trattativa, dunque non conosco le difficoltà all’origine della dilazione dei tempi — spiega — sicuramente attendiamo tutti con ansia un esito positivo, anche perché è il solo modo, per il cittadino, di ottenere risposte semplici e immediate». Il presidente dell’Ordine dei medici motiva così la sua affermazione: «Oggi le persone hanno a disposizione solo un punto di riferimento in qualsiasi momento del giorno e della notte, ovvero il pronto soccorso, e non è giusto — evidenzia — se si lavora con l’obiettivo di crearne altri, tutti i problemi dovrebbero passare in secondo piano». Una soluzione funzionale al superamento delle difficoltà tecniche di declinazione del modello sul territorio, secondo Ioppi, potrebbe essere una sorta di «tutoraggio», con «una graduale introduzione nella medicina territoriale di professionisti giovani affiancati dai colleghi senior per un passaggio di consegne più facilitato e nessun arresto nella qualità e nell’intensità dell’assistenza».
C’è anche chi, tuttavia, non è così impaziente di vedere sperimentato questo tipo di modello e spinge per una tipologia di Aggregazione differente: «Un’unione per la quale la cosa più importante sia creare la possibilità di omogeneizzare la risposta che si dà alle malattie croniche cercando di incentivare l’associazionismo fra medici — chiarisce Josef Jörg — e di estenderlo a chi, finora, non l’ha praticato». Seguendo la legge dei piccoli numeri: «Massimo dieci medici, non il doppio». «Oggi la medicina di gruppo e le associazioni periferiche complesse garantiscono il servizio otto ore al giorno — aggiunge il segretario provinciale della Federazione italiana medici di famiglia — organizzarsi per assicurarne altre quattro non sarebbe un grosso problema».
Nicola Paoli, infine, torna sul tema delle risorse: «I tre milioni dell’ultima finanziaria spettano anche a guardie mediche, specialisti ambulatoriali e pediatri di libera scelta è un obbligo di legge per pagare gli arretrati della vacanza contrattuale esistente dal 2010, ma non sono sufficienti per coprire l’aumento dell’ultimo anno».