Corriere del Trentino

Truffa farmaci Tre condanne

In aula si sgretola l’impianto accusatori­o. Pene minime. La Procura farà appello

- di Dafne Roat

Tre condanne e nove assoluzion­i per la truffa sui farmaci. La Procura ha annunciato appello.

TRENTO Alla fine è rimasto poco o nulla. L’inchiesta aveva scatenato un terremoto nel mondo sanitario locale, gettando un’ombra sull’operato d una delle più importanti farmacie della Vallagarin­a, ma in aula l’impianto accusatori­o si è sgretolato. Tanto che la Procura di Rovereto ha già annunciato il ricorso in appello. Rischia di rimanere a bocca asciutta anche l’Azienda sanitaria di Trento che, attraverso l’avvocato Roberto Bertuol, si era costituita parte civile chiedendo nientemeno che 800.000 euro di danni.

Niente da fare, si dovrà «accontenta­re» di una provvision­ale di 25.000 euro che Paolo De Probizer, 69 anni, ritenuto la «mente» dell’organizzaz­ione, insieme a due medici di base, Alexander Gutmann, originario di Bolzano, ma residente a Rovereto, 55 anni, e Francesco Lunardi, 53 anni di Villa, dovranno pagare.

Sono loro gli unici condannati, un anno e sei mesi per De Probizer e condanna a un anno e un mese di reclusione per i due medici. Così ha deciso il collegio, presieduto dal giudice Carlo Ancona, al termine di una serie di lunghe udienze agguerrite. Pena sospesa per tutti e tre, quindi resta sospesa anche la pena accessoria dell’interdizio­ne dall’esercizio della profession­e (in realtà per De Probizer avrebbe fatto poca differenza visto che è già in pensione). Tutti gli altri sono stati assolti, a partire dalla figlie di De Probizer, Eleonora e Maria Luisa, difese dagli avvocati Paolo Dal Rì e Nicola Degaudenz. Sono cadute le accuse anche per tutti gli altri medici, Emanuela Pitsheider, Albano Conzatti, Renzo Antonio Boscato, Vincenzo Cardilli, Mohamed Nade Chayah e Maria Rosaria Ruocchio, difesi da un pool di avvocati agguerriti tra cui Marcello Paiar, Mauro Bondi, Stefano Trinco e Nicola Canestrini, che hanno cercato di smantellar­e le accuse. Di fronte ai giudici è caduto anche il reato associativ­o e non sono state riconosciu­te neppure le accuse di falso ed esercizio abusivo della profession­e medica contestate al libanese Tarek El Banna e a Pitscheide­r. Restano le spese di costituzio­ne, salate: 12.000 euro, che dovranno pagare i tre condannati. Salvo una diversa pronuncia in appello, perché il ricorso delle difese è scontato.

Il pm Fabrizio De Angelis aveva chiesto la condanna per tutti. La Procura contestava una truffa ai danni dell’Azienda sanitaria di ben 344.000 euro. Nell’atto d’accusa si parlava di ricettari in bianco «riempiti con false prescrizio­ni di farmaci» a pazienti ignari o deceduti. E in alcuni casi sarebbero stati più farmaci rispetto a quelli effettivam­ente ritirati in modo da incassare i rimborsi. Accuse infondate, secondo gli avvocati. In alcuni casi si sarebbe trattato di semplici errori e in altre della necessità di fronte a pazienti cronici o terminali di far avere il farmaco in tempi celeri o durante le festività. E la ricetta sarebbe comunque stata fatta.

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Nel mirino Dodici profession­isti erano finiti al centro di un’inchiesta per truffa, nove sono stati assolti

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