Piace l’unità cure primarie Medico sempre presente
Aperta a giugno, è un riferimento. Cereghini: risposta sanitaria e sociale
L’Aggregazione funzionale territoriale di Pinzolo — prima ed unica delle 25 previste ad essere partita — dopo i primi mesi di funzionamento raccoglie già i consensi. La struttura aggrega sei medici, i servizi sociali, le attività infermieristiche e un punto prelievi. «C’è sempre un medico presente nella struttura» spiega Paolo Garbari, referente dell’Aft. Per il sindaco Cereghini «si danno risposte sanitarie e sociali».
Determinazione, consapevolezza, visione. Attorno a queste tre parole chiave ruota la prima Aggregazione funzionale territoriale del Trentino, quella di Pinzolo: di fatto un’Unità complessa di cure primarie, che in val Rendena chiamano «presidio socio-sanitario». Inaugurato il 29 giugno dello scorso anno — l’unica delle 25 previste dal piano provinciale —, risponde ai bisogni di quasi 8.000 pazienti, senza contare le migliaia potenziali di un territorio a forte vocazione turistica. «Qui c’è sempre un medico — sottolinea il referente dell’Aft Paolo Garbari — questo è il principale punto di forza della struttura». Un progetto che ha precorso i tempi e la normativa: «Un processo di tipo culturale — evidenzia il direttore dell’unità operativa cure primarie dell’Alto Garda e Ledro e delle Giudicarie Pier Luigi Gardini — basato sulla condivisione di un’idea fondata su una concreta oggettivazione dell’analisi dei bisogni della popolazione». Una vera e propria rivoluzione per la comunità locale: «Perché qui — rileva il sindaco di Pinzolo Michele Cereghini — oltre alla risposta sanitaria, si trova anche quella sociale».
Le risorse erano state stanziate nel 2013: 1,5 milioni di euro circa da parte della Provincia, 400.000 euro dal Comune di Pinzolo. L’idea era quella di costruire una «casa della salute». Tre anni più tardi, poi, il patto fra assessorato, Azienda sanitaria e comunità delle Giudicarie sostanzia un progetto dalla forte connotazione territoriale: si pensa a un presidio sanitario con un approccio e un modello organizzativo innovativi, «esempio attivo di alleanza e integrazione coi bisogni locali» chiosa Gardini. Un luogo che si caratterizza «per l’erogazione delle prestazioni sanitarie ma anche per l’accompagnamento delle persone a livello informativo».
Il modello
Locali accoglienti, ambienti spaziosi, perfino un giardino interno ad abbellire le sale di attesa e l’accettazione. Fuori componenti in legno, dentro quattro ambulatori per i medici di medicina generale, uno per il pediatra di libera scelta, uno per il medico di continuità assistenziale (al quale è destinato anche un locale per il riposo) e il medico dei turisti, uno spazio per il servizio infermieristico territoriale e il punto prelievi, una stanza destinata ai servizi sociali e a fungere da Punto unico di accesso. Sei medici di assistenza primaria si dividono fra gli spazi di via Genova e i dieci ambulatori periferici della valle che, come aveva garantito il direttore generale dell’Azienda sanitaria Paolo Bordon sul Corriere del Trentino di giovedì scorso, vengono mantenuti nonostante la creazione del nuovo presidio, che serve un’area di 27 chilometri circa: «La maggior parte dei pazienti viene ricevuta su appuntamento — precisa il dottor Garbari — ma ogni ora lascio uno spazio libero per assicurare risposta a un’eventuale urgenza». Anche le visite domiciliari continuano a essere garantite. I medici di base assicurano il servizio (anche di segreteria) dalle 8 alle 20, mentre dalle 20 alle 8 compresi sabato, domenica e festivi c’è la guardia medica. «Mentre prima le strutture ricettive in caso di bisogno indirizzavano i turisti al pronto soccorso di Tione — aggiunge il sindaco — ora segnalano questo presidio».
Le prospettive
Aderire a un’Aft significa anche condividere informazioni attraverso un sistema computerizzato comune («Arriverà il momento in cui non ci saranno più i pazienti di un determinato medico — afferma Cereghini — ma i pazienti dell’Aft»), avere una visione comune su progetti e percorsi. E se l’accordo tra Azienda e medici di base che ha sbloccato 16 milioni in cinque anni è stato siglato a metà dicembre, a Pinzolo, anche in questo caso sono arrivati prima: «Sul percorso diabete abbiamo già incontrato i colleghi dell’ospedale, ogni medico di base in riferimento ai suoi pazienti — fa sapere Garbari — gli ospedalieri gestiranno tutti i casi di diabete di tipo uno, i professionisti dell’assistenza primaria quelli di tipo due».
Amministratori locali, medici del territorio, personale dell’Azienda sanitaria: «Tutti — conclude Gardini — hanno creduto nel progetto e all’alleanza indipendentemente dal ruolo».