Giovani e pensione, rapporto da costruire
Ci sono temi che andrebbero trattati con grande delicatezza, ma che nessuno vuole affrontare. Tra questi, una questione a cui ho sempre dedicato la più ampia attenzione sono le pensioni. La qualità di una visione politica si misura proprio in tale ambito, poiché emerge tanto il populismo quanto la capacità di consolidare un fondamentale patto intergenerazionale. L’elettore prossimo alla pensione è intuibilmente sensibile al tema, così come lo è colui che già percepisce la prestazione previdenziale. Meno sensibili sono i quarantenni, come il sottoscritto, e ancora meno i giovani; giovani che vivono la questione-pensione come qualcosa di lontano, immaginandosi piuttosto proiettai verso carriere lavorative all’estero, per cui non vi è ragione di preoccuparsi del sistema italiano. Sennonché i crescenti nazionalismi, tanto nostrani quanto dei cugini europei, ripristineranno barriere che i nostri genitori hanno contribuito a demolire e la libertà di circolazione potrà essere diversa da quella che abbiamo ereditato.
La «previdenza», poi, impone di pianificare l’intera carriera lavorativa individuale. Accorgersi uno o due lustri prima che l’importo che andremo a incassare sarà del tutto insufficiente per sostenere una vita dignitosa ci costringerà a prendere atto che ormai è troppo tardi per correre ai riparti. Tito Boeri ha lodevolmente insistito, come presidente dell’Inps, sull’esigenza di riflettere sul proprio futuro pensionistico. Le nuove generazioni purtroppo non sono inclini a ragionare attorno a questo mondo complesso. I loro nonni e genitori, da par loro, non sono per lo più disposti a rinunciare a quanto conquistato, rifiutando di considerare privilegio ciò che per i loro figli e nipoti sarà irraggiungibile. Oggi è possibile ottenere gratuitamente dall’Inps un estratto previdenziale e anche una simulazione della propria futura pensione. Se ogni lavoratore lo facesse, probabilmente capirebbe di cosa stiamo parlando. Forse l’ente pensionistico dovrebbe trasmettere una tale simulazione d’ufficio a tutti gli assicurati.
Il problema, tuttavia, non coinvolge solo i dipendenti, ma anche i professionisti. Con fin troppa generosità il collega Paolo Rosa sta cercando di allertare gli autonomi sul loro futuro previdenziale. Il sistema è modellato su un ideale di reddito e imponibile alto che oggi il professionista medio non ha più. Con le attuali aliquote basse e il prevalente metodo di calcolo ciò che arriva è facilmente ipotizzabile in pochi minuti.
A ciò si aggiunge che il modello italiano è costruito sulla solidarietà intrafamiliare e allora le pensioni di nonni e genitori sono accettate, perché in qualche maniera consentono di mantenere i figli che si trovano in difficoltà lavorative. Un processo di dipendenza quindi inevitabile. Insomma un cane che si morde la coda.