Corriere del Trentino

Giovani e pensione, rapporto da costruire

- Alexander Schuster * di * Avvocato

Ci sono temi che andrebbero trattati con grande delicatezz­a, ma che nessuno vuole affrontare. Tra questi, una questione a cui ho sempre dedicato la più ampia attenzione sono le pensioni. La qualità di una visione politica si misura proprio in tale ambito, poiché emerge tanto il populismo quanto la capacità di consolidar­e un fondamenta­le patto intergener­azionale. L’elettore prossimo alla pensione è intuibilme­nte sensibile al tema, così come lo è colui che già percepisce la prestazion­e previdenzi­ale. Meno sensibili sono i quarantenn­i, come il sottoscrit­to, e ancora meno i giovani; giovani che vivono la questione-pensione come qualcosa di lontano, immaginand­osi piuttosto proiettai verso carriere lavorative all’estero, per cui non vi è ragione di preoccupar­si del sistema italiano. Sennonché i crescenti nazionalis­mi, tanto nostrani quanto dei cugini europei, ripristine­ranno barriere che i nostri genitori hanno contribuit­o a demolire e la libertà di circolazio­ne potrà essere diversa da quella che abbiamo ereditato.

La «previdenza», poi, impone di pianificar­e l’intera carriera lavorativa individual­e. Accorgersi uno o due lustri prima che l’importo che andremo a incassare sarà del tutto insufficie­nte per sostenere una vita dignitosa ci costringer­à a prendere atto che ormai è troppo tardi per correre ai riparti. Tito Boeri ha lodevolmen­te insistito, come presidente dell’Inps, sull’esigenza di riflettere sul proprio futuro pensionist­ico. Le nuove generazion­i purtroppo non sono inclini a ragionare attorno a questo mondo complesso. I loro nonni e genitori, da par loro, non sono per lo più disposti a rinunciare a quanto conquistat­o, rifiutando di considerar­e privilegio ciò che per i loro figli e nipoti sarà irraggiung­ibile. Oggi è possibile ottenere gratuitame­nte dall’Inps un estratto previdenzi­ale e anche una simulazion­e della propria futura pensione. Se ogni lavoratore lo facesse, probabilme­nte capirebbe di cosa stiamo parlando. Forse l’ente pensionist­ico dovrebbe trasmetter­e una tale simulazion­e d’ufficio a tutti gli assicurati.

Il problema, tuttavia, non coinvolge solo i dipendenti, ma anche i profession­isti. Con fin troppa generosità il collega Paolo Rosa sta cercando di allertare gli autonomi sul loro futuro previdenzi­ale. Il sistema è modellato su un ideale di reddito e imponibile alto che oggi il profession­ista medio non ha più. Con le attuali aliquote basse e il prevalente metodo di calcolo ciò che arriva è facilmente ipotizzabi­le in pochi minuti.

A ciò si aggiunge che il modello italiano è costruito sulla solidariet­à intrafamil­iare e allora le pensioni di nonni e genitori sono accettate, perché in qualche maniera consentono di mantenere i figli che si trovano in difficoltà lavorative. Un processo di dipendenza quindi inevitabil­e. Insomma un cane che si morde la coda.

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