UN VOTO CHOC ORA LA DIAGNOSI E POI LE CURE
Ogni giorno leggiamo analisi più disparate in merito al voto di domenica scorsa. Tra i vincitori scene di legittima soddisfazione e proclami ambiziosi per le provinciali d’autunno. Tra gli sconfitti ci sono partiti che si chiudono in riunioni fiume per valutare analiticamente l’esito infausto uscito dalle urne, altri che annunciano decisioni di grande cambiamento e c è persino chi sostiene che va tutto bene nonostante molti indichino i loro stessi leader come i veri responsabili della «catastrofe» elettorale del centrosinistra.
Erano evidenti a tutti le motivazioni internazionali legate all’incapacità di governare i flussi migratori che avrebbero certamente favorito i partiti non governativi. Molteplici inoltre le difficoltà della coalizione che guidava l’Italia che hanno portato a un esito chiarissimo: 23% per le forze che sostenevano il governo Gentiloni e 77 per quelle che erano sul fronte opposto. Diversa invece la situazione nella nostra regione. In Alto Adige/Südtirol hanno votato a favore dell’alleanza governativa il 60% dei cittadini, contro si è espresso il 40%; in Trentino il 30% ha sostenuto la maggioranza, il 70% ha optato per il cambiamento. Si possono spendere giornate intere a ragionare su cifre e flussi elettorali, tenute e crolli, ma a noi interessa poco. Come appare evidente in presenza del medesimo traino nazionale, in Trentino ci sono motivazioni profonde che stanno alla base del forte vento di cambiamento. Ciò, forse, è dovuto al fatto che da noi l’autonomia è declinata, rispetto agli amici sudtirolesi, in maniera meno concreta. Per capire come muoversi in futuro, se si vuole fare il bene dei trentini, si deve ragionare sulle motivazioni, non sugli esiti. Scomodando la medicina, non si possono fare interventi se prima non si conoscono le cause che hanno portato alla malattia (ovvero alla sconfitta). Noi «Autonomisti popolari», che siamo parte del 70% che ha votato contro il governo provinciale, abbiamo una chiara visione delle cause, quindi della malattia, e su queste cercheremo di lavorare con una proposta programmatica che presenteremo alla coalizione per il cambiamento del Trentino.
La nostra gente ha bocciato la giunta provinciale per una serie di motivi per così dire nazionali: la fallimentare gestione dell’immigrazione clandestina, la precarizzazione del lavoro, la tremenda pressione fiscale ed altre macro ragioni. Ma ci sono poi anche i riflessi strettamente locali. I trentini si sono sentiti soli di fronte a un’arroganza di potere che traspare ogni giorno dalle parole di chi ci guida; da chi ci ha detto che va tutto bene nonostante un trentino su quattro faccia fatica ad arrivare alla fine del mese; da chi ci ha spiegato che la scuola è «buona» mentre genitori e docenti continuano a dirci che non è così; da sindacati che affermano come il centrosinistra abbia fatto molto per il lavoro mentre ci sentiamo tutti precari, anche chi fino a poco tempo fa si sentiva sereno nella sua azienda; da un governo provinciale che ci illude che stiamo crescendo anche se la Banca d’Italia certifica che in undici anni il Pil dell’Alto Adige è cresciuto del 12% in più rispetto al nostro; da una Cooperazione che si trova a combattere la più grave crisi della sua storia con una Provincia che non se ne occupa; da una sanità pubblica che si sta sempre più avviando verso standard mediterranei piuttosto che mitteleuropei. I trentini si sono sentiti terribilmente soli davanti a un tale scenario.
La profonda crisi economica e di produttività del Trentino richiede, allora, formule avanzate, persone nuove; ma soprattutto pretende che la politica ascolti i territori. Il Trentino deve saper usare concretamente la sua autonomia sia per trovare soluzioni ai problemi interni, sia per dare soluzioni migliori ai problemi nazionali e internazionali. C’è chi critica i cittadini per come hanno votato e chi spiega come bisogna comunicare meglio i grandi (?) risultati ottenuti. Noi invece scegliamo un’altra strada: vogliamo ascoltare, elaborare, costruire, unire e poi proporre alla popolazione una soluzione alternativa credibile e sostenibile. Non sarà facile, ma vale la pena di essere della partita.
* Autonomisti Popolari